Ho conosciuto Luigi quasi litigando.
Sì, fu proprio così: lui – da buon agente immobiliare – stava promuovendo la vendita di un appartamento ammobiliato che incontrava le esigenze di mia suocera, in più era ben posizionato nella nostra zona e rappresentava di conseguenza, per tutti noi della famiglia, un’interessante opportunità; entrammo così in stretto rapporto per la compravendita.
Ma il prezzo era decisamente troppo alto!
Nella trattativa intercorsa Luigi, così come ci aveva introdotto gentilmente al possibile business con pienezza di informazioni e con visite curate e dettagliate, altrettanto si mostrò da subito fermo sulla sua richiesta di prezzo, non dando nessuna speranza di trattativa.
Chiariamoci: era giusto da parte sua agire così, faceva bene il suo lavoro, tuttavia per noi il prezzo appariva eccessivamente pretenzioso.
Ma – ad una mirata valutazione – considerai come il mobilio di tutto l’appartamento fosse stato acquistato all’epoca su misura per l’appartamento e di conseguenza risultasse di difficile ricollocazione in altri ambienti… molto probabilmente il proprietario avrebbe dovuto lasciarlo comunque nell’appartamento… lo si poteva quindi inglobare nel prezzo totale dando ad esso un “peso” davvero marginale sul prezzo totale: ecco il punto “dolens” (per Luigi) su cui “forzare” la trattativa, lì c’era davvero un margine di movimento.
La negoziazione divenne serrata e i toni gradatamente salirono fino a scambi verbali anche sostenuti che apparentemente portarono le posizioni in qualche modo ad irrigidirsi.
Ma intuii che Luigi aveva compreso che il fatto del mobilio, una volta fatto affiorare, pesava, eccome se pesava.
Fu così che ad un certo punto Luigi, mosso dall’ esperienza e dalla saggezza del negoziatore capace, si rivolse al proprietario invitandolo a chiudere l’affare concedendomi la richiesta riduzione perché, sulla base del fattore mobilio, io non mi sarei mai allontanato, per alcun motivo, dalla mia offerta iniziale; era difficile da accettare per il proprietario, ma, purtroppo per lui, reso inevitabile dalla realtà dei fatti.
Fu così che ci stringemmo la mano e concludemmo l’affare, anche se sia il proprietario lo fece, come si dice, “a denti stretti”.
Luigi affermò che mai aveva condotto una trattativa così stancante e lo disse con una certa stima nei miei confronti e io, dal canto mio, apprezzai la sagacia con la quale aveva partecipato alla negoziazione. La vendita così si fece con nostra soddisfazione, un po’ meno del proprietario.
Ma mai, sia Luigi che io, avremmo immaginato che da quell’episodio si sarebbe progressivamente sviluppata tra noi un’empatia fatta di reciproco apprezzamento e di condivisione di interessi.
Cominciammo a sentirci quindi di tanto in tanto con sempre maggiore frequenza.
Dal calcio (lui tifosissimo della Salernitana come io del Milan) alle emozioni dettate dai propri personali sentimenti, spesso condivisi anche solo attraverso un messaggino whats app, ai propri valori, da entrambi coltivati nel segno della propria tradizione culturale e sociale.
Fu, insomma, un susseguirsi di scoperte reciproche dipanate negli anni in maniera semplice e chiara, in totale spontaneità.
Così oggi, quando ho bisogno di consigli e suggerimenti per scelte o operazioni in campo immobiliare, mi rivolgo per primo a lui. E lui mi ha confidato che – nella sua cartelletta di lavoro – porta sempre, quale cosa cara, alcuni miei brevi scritti dati agli amici in occasione delle festività natalizie. Insomma un reciproco dare e avere, molto bello e concreto.
In particolare ciò che più mi intriga di Luigi è come riesca con assoluta semplicità a comunicarmi il suo amore per la sua terra d’origine, Salerno e per quanto e come ancor oggi – pur dopo tanti anni di vita e di lavoro nel milanese – rimanga autentico e vitale per lui.
Un richiamo costante, fedele, appassionato.
Anche l’amore per la squadra di calcio della Salernitana si colloca in questo quadro ed è significativo che il peregrinare di Luigi con la squadra nelle trasferte in mezza Italia dica la soddisfazione di Luigi nel seguire e gioire per la presenza di qualcosa che viene dalla sua città mostrato in differenti contesti italiani.
Ad avvalorare questa sensazione è stato anche l’episodio accaduto poche settimane fa che desidero ora raccontare.
Luigi – per le sue ottime performance lavorative – ha ricevuto dalla sua società un bonus per una settimana di vacanza a New York con la sua famiglia. Mi ha comunicato questa notizia con grande gioia per l’opportunità di visitare con moglie e figlia la “Grande Mela” chiedendomi, al contempo, alcuni consigli per orientarsi nella metropoli statunitense.
Durante la permanenza a New York mi ha postato via whats app molte immagini belle, capaci di testimoniare la felicità sua e dei suoi cari nel vivere l’esperienza americana.
Quando sono tornati ho scritto a Luigi un messaggio di bentornato sottolineando ed enfatizzando le sicure suggestioni che il mondo americano aveva generato in lui e nei suoi cari.
Mi ha colpito come Luigi ha risposto così scrivendo: “NY è stata una bellissima esperienza da provare almeno una volta nella vita, Salerno è il mio cuore, e le mie radici dove si amarono i miei”.
Ecco questo suo pensiero è stato per me la bella notizia!
Dalle poche parole di Luigi traspare chiaramente ciò che me lo ha reso amico: la capacità di trattenere forti nel cuore le proprie radici al di là di tutto ciò che, pur di bello, il mondo ti propone e che tu giustamente vuoi e devi “gustare”.
Soprattutto il passaggio “dove si amarono i miei” parla dell’inizio della propria vita, della nostra vita che ci giunge come dono gratuito, in un tempo e in un luogo, attraverso l’amore dei nostri genitori.
La dimensione affettiva trova nella parole di Luigi la sua giusta celebrazione e il suo proficuo compimento.
In un mondo sempre più anaffettivo e di immagine, giova ascoltare simili suggestioni perché ricaricano la nostra fede nei valori e nelle tradizioni che ci hanno formato.
Grazie Luigi per le tue autentiche ed efficaci parole!
Diego
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