Mt 6, 1-6
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
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Due parole mi colpiscono nel brano di oggi: giustizia e segreto.
Gesù sta parlando ai suoi discepoli e li esorta “praticare la giustizia” non per essere ammirati, e questo temine “praticare” credo possa essere interpretato come fare la cosa giusta, mettersi
nella posizione giusta rispetto alle circostanze, esprimere un giusto giudizio che non sfori nella condanna…insomma, mettere in atto una serie di azioni che possono definirsi virtuose.
E fin qui, nulla di particolare; Gesù però richiama energicamente alla motivazione posta all’origine di tale modo di agire, poiché se questa nasconde il desiderio di ammirazione da parte degli uomini, la potenza dell’atto compiuto sfuma come sabbia tra le dita…
Forse il gesto che si compie raggiunge chi lo riceve ma si svuota di significato se non è fatto per amore. Questo agire per amore, e non per vanagloria, può essere considerata la ricompensa del Padre che è nei cieli di cui parla il Vangelo; credo sia esperienza comune la gioia profonda che si riceve nel compiere un atto totalmente gratuito nei confronti di qualcuno che è nel bisogno, senza cercare contraccambio o senza pretendere un pubblico ringraziamento. E’ così liberante! E’ una gioia intima, profonda, che non può essere messa in luce perché perderebbe il suo splendore: ecco dunque la seconda parola, segreto.
I segreti sono quei ponti invisibili e solidissimi che legano gli amici fin da bambini, sono le cose belle non rivelate apertamente, sono realtà nascoste, preziose, che vanno custodite e protette.
Così è il rapporto con Dio, principalmente nella preghiera e nella filiale confidenza e poi nel vivere la carità come Gesù ci ha insegnato; è pazzesco come una realtà che pare così squisitamente umana come il segreto possa essere riempita di divino se si vive alla luce della Fede.
Posso testimoniare che in questi giorni, in una particolare circostanza, ho visto e toccato con mano l’agire “nel segreto” di tante care persone, per portare aiuto, a volte anche solo un po’ di conforto e vicinanza, nei modi più differenti… Quando si dice che “il bene genera il bene“, non è una frase da “baci perugina”, è il motore dell’amore che cambia il mondo e che trasforma situazioni drammatiche in occasioni di grazia nelle quali il sentimento della gratitudine trova casa inaspettatamente.
Ricòrdati della parola detta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
Questo mi consola nella mia miseria:
la tua promessa mi fa vivere. (dal salmo 118)
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