Mc 11, 15-19
In quel tempo. Il Signore Gesù e i suoi discepoli giunsero a Gerusalemme.
Entrato nel tempio, Gesù si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio.
E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento.
Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
Un racconto presente nei vangeli sinottici che Marco ci consegna con alcuni particolari che un minuzioso narratore come Luca invece tralascia; e questi particolari mi fanno riflettere su quanto Gesù intenda sottolineare con la sua reazione che, in questa particolare pagina, sempre riempie la scena.
Queste “cose” che stanno nel tempio ma sono “fuori luogo” tanto che vengono rovesciate, quindi capovolte, mi fanno pensare a tutto quanto si frappone fra noi e Dio nell’intimità della preghiera, quanto la disturba, sposta lo sguardo dal cuore a cuore con Dio. Gesù rovescia questa posizione perché la preghiera è efficace, coinvolgente, profonda se è diretta e abitata da abbondante silenzio e contemplazione.
Guai, dunque, a chi vuole “approfittare” del senso religioso, strutturale al cuore dell’uomo, per trarne vantaggio sia in termini di potere, di visibilità o anche economici! Perché il bisogno dell’uomo di incontrare il Padre nella preghiera è una cosa seria! La preghiera è una cosa seria!
Potente, a volte unica arma in situazioni complicate…quindi quel “non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio” si traduce nel mio cuore come “non permetteva che il cuore del suo popolo fosse distratto e allontanato dal dialogo col Padre proprio lì, nella sua casa”.
E oggi, cosa sono queste “cose”? Forse le liturgie improvvisate e poco curate, le riflessioni poco pertinenti, la fretta di concludere le celebrazioni, l’incapacità a vivere il silenzio…
Ultimo pensiero riguarda i capi dei sacerdoti e gli scribi, che della “casa di preghiera” dovrebbero essere custodi e garanti: non hanno capito niente, e questo lo sapevamo da tempo, ma decidono di farlo morire perché hanno paura di lui! Si ha paura di qualcosa o qualcuno che costituisce una minaccia; e quell’uomo mite, umile, figlio del falegname di Nazaret, che minaccia poteva mai costituire? “Tutta la folla era stupita del suo insegnamento”. Ecco il problema! Il cuore dell’uomo è
intercettato da chi corrisponde al suo desiderio, e la folla dei semplici, allora come oggi, incontrava Gesù e si sentiva amata, capita, accolta, guardata. E ritrovava il senso della propria esistenza; la stessa esperienza che possiamo fare noi, ogni qual volta incrociamo la presenza di Cristo nella nostra storia. Questo è inammissibile, per i pre-potenti di ogni tempo!
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