Giovanni 12, 37-43
In quel tempo. Sebbene il Signore Gesù avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non
credevano in lui, perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?».
Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: «Ha reso ciechi i loro occhi e duro il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca!».
Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio.
“PERCHE’ si compisse la parola del profeta…” “POICHE’ ancora Isaia disse….”
Mi colpisce di primo acchito leggere queste due frasi che sembrano voler dare una giustificazione all’incredulità dei Giudei, come se la mancanza di Fede nel Signore Gesù, malgrado avesse compiuto grandi segni, fosse una strada obbligata per permettere che si avverasse la profezia di Isaia.
Sono certa che al cuore del Padre non interessa affatto la credibilità dei suoi profeti, anche di quelli più illustri.
Piuttosto, riflettendoci a lungo, ho intuito che Isaia (e non solo lui) sapeva a cosa sarebbe andato incontro il Figlio di Dio nella sua esperienza terrena, sapeva che Colui che veniva tra la sua gente non sarebbe stato accolto, forse perché conosceva profondamente la natura umana.…
Isaia scrisse di Lui rivelando il metodo di Dio: il Padre ha creato l’uomo libero, libero di riconoscere o di rifiutare, libero di seguire o di rinnegare, libero di vedere o di restare nella cecità, libero di mantenere il cuore duro o convertirsi: LIBERO DI SCEGLIERE DA CHE PARTE
STARE.
Quindi la gloria di Gesù che Isaia vide non si concretizza nel successo per la conversione di alcuni e nemmeno per aver colpito quei capi un po’ fifoni, che credono in Lui ma non mollano la posizione di potere conquistata in sinagoga; il Figlio di Dio ha svelato il senso dell’esistenza agli uomini del suo tempo, ha indicato la strada per il compimento della propria vocazione di uomini, senza imporre
nulla ma dimostrando la ragionevolezza della Sua parola.
Desideriamo per noi “quel bello sguardo da uomo libero”, come amava ripetere il nostro amato don Gerolamo (parroco a Bareggio anni fa), da poco tornato al Padre; quello sguardo che nasce da un modo di giudicare i fatti, di concepire la vita, di trattare coloro che ci stanno accanto che tiene conto della nostra appartenenza a Cristo e alla Sua Chiesa.
Non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome da’ gloria,
per il tuo amore, per la tua fedeltà.
Perché le genti dovrebbero dire:
«Dov’è il loro Dio?».
Il nostro Dio è nei cieli:
tutto ciò che vuole, egli lo compie.
Benedice quelli che temono il Signore,
i piccoli e i grandi.
Siate benedetti dal Signore, che ha fatto cielo e terra. (salmo 115)
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