Certamente non sono in cima alla lista degli animali “simpatici” e non sono quasi mai tra quei peluche che ammiccano dai ridondanti scaffali dei giochi per i più piccoli.
Difficile vedere rane o salamandre di pezza strapazzate dalle loro manine o tenuti teneramente sulle loro guance in attesa di prendere sonno. No, gli anfibi, perché di questi animali vorremmo parlare, non suscitano di solito grande interesse, piuttosto fastidio se non, in alcuni, addirittura ribrezzo.
Eppure, sono tra i nostri lontanissimi antenati. Abitano il pianeta da quasi 400 milioni di anni e sono stati i primi esseri a colonizzare la terraferma, seppure senza abbandonare il legame con l’acqua. Ebbene, nonostante la loro provata capacità di adattamento fin qui dimostrata, di fronte alla specie dell’Homo sapiens. pare siano destinati a soccombere, a scomparire.
Gli studi effettuati sul tema ci dicono che oltre il 40% è a forte rischio di estinzione già nei prossimi anni e la rimanenza non gode di buone prospettive.
Le ragioni sono molteplici. In primis l’inquinamento delle acque dovute all’uso spropositato di pesticidi in agricoltura, il mutamento, registrato in questi ultimi anni, delle pratiche agricole, come ad esempio la coltivazione del riso “in asciutta”, ma anche la riduzione e la frammentazione degli habitat a seguito dell’espansione urbana, e al conseguente consumo di suolo: fenomeno che tiene in poco conto l’ambiente, come se fosse un elemento sussidiario, un’appendice irrilevante.
Aggiungiamo pure i cambiamenti climatici e talvolta l’introduzione, in alcuni contesti, di specie alloctone ed estremamente competitive e la catastrofe è conseguenza inevitabile.
Si può rimediare? Volendolo sì.
Basterebbe prestare maggiore attenzione e dedicarsi con maggiore impegno e intelligenza alla cura del creato che ci circonda che è tutt’uno con noi, con l’umanità. La scomparsa di una specie, apparentemente insignificante, altera gli equilibri stabilitisi in migliaia di anni di comune convivenza e pregiudica, in prospettiva, la sopravvivenza di tutti. Ravvedersi e rispettare la natura è quindi fondamentale per un futuro sostenibile e duraturo. Affaccendiamoci dunque.
L’Associazione Bosco dei 100 Frutti, con sede a Bareggio, si impegna nella tutela e nell’incremento della biodiversità tramite il lavoro sul campo (messa a dimora di alberi e arbusti) e attività educative e divulgative.
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