Giovanni 5, 37-47
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me.
Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio.
Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste.
E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza.
Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me.
Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
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Oggi la liturgia ci chiede di approfondire il nostro rapporto con Cristo. La storia della salvezza “estiva” ci ha condotto qui. A tornare a confrontarci con la Parola, che in prima battuta è proprio Cristo, poi la Sacra Scrittura, qui chiamata in causa soprattutto con Mosè., “legislatore” e autore del Pentateuco secondo la tradizione ebraica.
Ma noi quanto conosciamo, leggiamo, meditiamo, celebriamo la Parola? Ieri ho vissuto il momento conclusivo della lettura giornaliera corsiva di parte della Bibbia (iscritti eravamo +2000 persone!)
La parola sacra scritta è tutto un rendere testimonianza di qualcosa: verba volant, scripta manent, dicevano gli antichi.
Ma Gesù stesso ci ricorda che non basta qualcosa di scritto per credere, occorre la nostra risposta, volontà, adesione, coinvolgimento! Qui Gesù sembra “rimproverare” qualcosa di tutto questo che manca: “non volete, non avete mai ascoltato, non credete“… non si tratta di un’accusa, ma un aiuto a prendere consapevolezza, uno stimolo alla conversione, ad interrogarci sulla nostra fede.
Gesù è venuto per rivelarci il Padre, Dio stesso dà conferma di chi sia il Figlio. Dio ci è Padre, ci ama, ci perdona: questo fa Dio! é Misericordia!
“Non forzarti all’insensibilità, perché tu sei nostro padre, poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi. Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi..”. (Isaia 63)
Dio non sta a calcolare il numero di errori, effrazioni alla Legge, la gravità delle trasgressioni (come forse una certa parte dei capi religiosi tendeva a fare ai tempi di Gesù e pure oggi! La loro sicurezza stava nel potere di giudicare gli altri in base alla loro conoscenza della Scrittura, con la quale avevano occupato posti di prestigio)..
In gioco oggi c’è la salvezza. Sta nei nostri meriti, nell’essere giusti, “regolari”, perfetti? Forse nel rispetto delle leggi? Sta nel pensare di possedere la conoscenza dei testi sacri? Forse sta nel rapporto di fiducia e amore verso Dio!?! Un incontro faccia a faccia – come Mosè nell’Esodo – ci dà la fiducia di essere amati e salvati! Questo è l’incontro con l’abbraccio misericordioso del Padre, che nel prossimo anno giubilare avremo la grazia di ri-cordare, ravvivare, rivivere….
Lo sappiamo bene anche noi: non basta un sms o un w.app per vivere un rapporto, anche se fa piacere ricevere una consolazione per iscritto! Abbiamo sempre tutti un gran bisogno di sentirci abbracciati, considerati, sostenuti, apprezzati, accolti. Anche noi siamo disposti bene nei confronti degli altri? Chiediamoci se siamo disposti ad incontrare Cristo e portarLo in questo modo alle nostre sorelle/fratelli.
Allora ripetiamo le parole del salmo e affidiamoci al Buon Dio: Fa’ splendere il tuo volto, Signore, e noi saremo salvi (sal 79)
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