Matteo 5,31-32
In quel tempo. Il Signore Gesù disse:” Fu detto:” Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio”.
Gesù sale sul monte e insegna ai discepoli. Matteo continua a presentarci l’interpretazione della Legge di Mosè da parte di Gesù. E vediamo che Gesù non l’abolisce affatto, anzi ne coglie la radicalità e ci insegna che adempiere la Legge è compierla senza giudicare il prossimo.
Per Gesù la Legge è la Parola con cui il Signore, con misericordia e perdono, ci chiama all’ascolto e quindi alla conversione del cuore.
Gesù, da un lato, ci spinge a vigilare sul nostro cuore dove nasce ogni adulterio e azione ingiusta verso il prossimo e, dall’altro, ci toglie la possibilità di giudicare perché, come detto altrove nel Vangelo, solo chi è senza peccato può scagliare la prima pietra (Gv. 8, 7).
Anche nei versetti del Vangelo odierno, Gesù precisa l’articolazione tra la Legge antica ed il suo compimento. Gesù ricorda il comandamento trasmesso dalla tradizione (“Fu detto…”) e lo mette in tensione con la sua parola (“Ma io vi dico…”): più che di “contrapposizione” si tratta in realtà di “approfondimenti”, di “adempimenti” che vengono proposti a tutti i suoi discepoli e quindi a ciascuno di noi.
Dentro il grande discorso della Montagna, qui Gesù affronta da vicino il tema del rapporto uomo-donna, pilastro insostituibile della convivenza umana e, in particolare, ci parla del delicato aspetto dell’adulterio in riferimento all’atto di ripudio. Gesù ribadisce (e lo farà ancora più ampiamente in Mt. 19,1-9) che Dio non vuole il ripudio, non vuole la rottura dell’alleanza matrimoniale, sigillata nel patto nuziale, nella pur faticosa avventura dell’amore di ogni coppia.
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