L’anno nuovo è ormai comunicato da un po’, ma non è mai troppo tardi per fare bilanci su quello appena trascorso.
“Tutti i dati sulla temperatura globale prodotti a livello internazionale mostrano che il 2024 è stato l’anno più caldo dall’inizio delle registrazioni nel 1850. L’umanità è responsabile del proprio destino”, ha affermato Carlo Buontempo, il direttore di Copernicus (il servizio di monitoraggio climatico europeo), per inaugurare il nuovo anno. Lo ripeto con parole diverse: il 2024 è stato il primo anno solare in cui la temperatura media globale è stata superiore di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali.
Questo dato era già stato anticipato l’11 novembre durante la Conferenza delle Parti di Baku quando l’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) aveva dichiarato: “il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato dopo una lunga serie di temperature medie mensili eccezionalmente elevate”.
Ecco qualche dato in più: nel 2024 temperatura media globale è stata pari a 15,1 gradi centigradi sulla superficie delle terre emerse, quindi di 1,60 gradi superiore alla media del periodo preindustriale, ovvero prima che l’umanità cominciasse ad emettere enormi quantitativi di gas ad effetto serra.
Questo numero –1,5– è entrato nella mente di tutti: si tratta della soglia da non superare indicata dall’accordo di Parigi del 2015.
Questo, quindi, significa che abbiamo definitivamente raggiunto il punto di non ritorno?
Sicuramente è un dato preoccupante che rende faticoso essere ottimisti, ma non siamo totalmente spacciati. Infatti, anche se le temperature medie dello scorso anno sono state superiori a questa delicata soglia, ciò non implica che il globo abbia superato definitivamente questo limite. Il superamento permanente accadrà solo se la temperatura globale si stabilizzerà al di sopra dell’1,5.
Certamente potevamo aspettarci questa situazione catastrofica. Basti pensare che ciascuno degli ultimi dieci anni è stato uno dei dei dieci più caldi mai registrati. Provo a tradurre questo gioco di parole: ogni anno ha fatto gara con quello precedente per chi potesse vincere il premio di “anno più caldo”.
Samantha Burgess, responsabile strategico per il clima sempre di Copernicus, ricordava che “le elevate temperature globali, unite a livelli record di vapore acqueo atmosferico globale nel 2024, hanno comportato ondate di calore senza precedenti e forti piogge, causando miseria a milioni di persone”.
Parallelamente, anche la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera nel 2024 ha raggiunto livelli da record: circa 2,9 parti per milione (ppm) più alte rispetto al 2023, fino a 422 ppm. Non servono troppe parole per comprendere la gravità di questa situazione catastrofica.
Buontempo, però, sottolinea come l’avvenire dell’umanità sia ancora “nelle nostre mani: un’azione rapida e decisa può ancora modificare la traiettoria del nostro clima futuro”. Serena Giacomin, direttrice scientifica della ONLUS Italian Climate Network, ha commentato i dati diffusi da Copernicus affermando parole molto condivisibili: “Non è un campanello d’allarme, ma una sirena a tutto volume. Un’anomalia così elevata, già oltre la soglia del grado e mezzo, significa che eventi estremi come ondate di calore, piogge torrenziali e fusione dei ghiacci stanno diventando la nuova normalità, con conseguenze devastanti per ecosistemi e comunità umane”.
È evidente: non c’è tempo da perdere. Possiamo iniziare questo 2025 con l’augurio che finalmente, a 10 anni precisi da quando è stato ideato, tutti gli stati si impregnino collettivamente per rispettare i limiti imposti dall’ Accordo di Parigi, invece che seguire questa terribile tendenza di deresponsabilizzarsi e, addirittura, come già qualcuno ha fatto, di ritirarsi dall’Accordo.
Gaia Sironi
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