Uno dei versetti della Bibbia tra i miei preferiti è Gn 2,15 che recita “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”.
E’ un versetto ricchissimo, da un lato parla del dono inestimabile ricevuto dal genere umano cioè l’autorità sulla terra e sulla sua bellezza e fecondità, dall’altro richiama all’impegno etico di lavorare su essa per renderla produttiva e feconda, ma al tempo stesso, usare cura verso di lei, soprattutto proteggerla da tutto ciò che può danneggiarla o perfino distruggerla.
Coltivare e custodire due verbi che inducono, da subito, il senso della preziosità della terra e dell’amore che le si deve portare.
Due verbi che valgono per tutte le epoche e per tutte le situazioni: un distillato di sapienza!
Per certi versi anche un monito ecologico ante litteram; purtroppo molto disatteso nei secoli a tal punto da giungere alla drammatica e allarmante situazione di oggi, dove i livelli di inquinamento del globo non sono più sostenibili e sono, finalmente, assurti ad argomento di quotidiano dibattito nell’opinione pubblica e di urgente necessità da parte della politica mondiale per l’attuazione di misure ormai ineludibili, pena l’ impossibilità di sopravvivenza del genere umano sulla terra.
Ma non è di questo di cui voglio parlare in queste righe.
Torno al “coltivare e custodire”.
Mi sono talvolta chiesto se si potesse descrivere queste due azioni con un’immagine iconica capace di esemplificare l’idea soggiacente i due verbi.
E – devo dire – che questo settembre sull’isola di Pantelleria ho incontrato un qualcosa di unico e meraviglioso capace di farmi sobbalzare ed esclamare: “ma questo è il coltivare e custodire materializzato in un tutt’uno”.
Cos’era direte voi ?
Era il giardino pantesco.
Ed è stata una esperienza strabiliante ed unica che mi ha, in un certo qual modo, veramente colpito per l’intelligenza e l’amore che l’uomo ha messo in questa idea capace di conciliare il “bello” con l’”utile”, il coltivare con il custodire.
Non so se abbiate conoscenza di cosa sia questo tipo di struttura, ma è un qualcosa di veramente geniale e al tempo stesso affascinante.
Pantelleria è una bellissima isola nel centro del Mediterraneo, ventosa e, per molti suoi aspetti, seducente: ha due caratteristiche particolari, la prima è che non ha sorgenti d’acqua e parimenti ha una piovosità molto scarsa, la seconda è che, pur essendo al centro del mar Mediterraneo, vive da sempre più di agricoltura che di pesca.
Per questi motivi la popolazione autoctona ha da sempre dovuto ingegnarsi per coltivare la terra con poca, se non pochissima acqua.
E allora si sono inventati il giardino pantesco!
Ma cos’è nella sua essenza?
Il giardino pantesco consiste di una struttura circolare di pietre locali, costruita a secco, del diametro di circa 4 o 5 metri e dell’altezza di circa 2 metri, presenta una porticina di accesso all’interno, piccola e bassa che costringe chi entra ad una sorta di inchino davanti alla bellezza che gli si presenta.
La parete circolare di pietre, man mano che sale, si inclina leggermente verso l’interno per una ragione funzionale della quale più avanti spiegherò il perché. Non vi è alcun tetto o copertura a chiusura della fabbricazione.
Al centro dell’anello in pietra il contadino pianta un ulivo o una pianta di agrumi, ma generalmente un ulivo.
Attenzione quando dico un ulivo intendo veramente un unico e solo ulivo.
Quindi in ogni singola costruzione in pietra a cerchio c’è uno ed un solo ulivo.
Ma qual é il funzionamento?
Dovete sapere che sull’isola, a causa dell’umidità di provenienza marina e della escursione termica tra giorno e notte, c’è una notevole facilità al mattino ad avere fenomeni di rugiada.
Ebbene questa rugiada si deposita sulla parte superiore dell’anello in pietra, ma essendo la parete dell’anello leggermente inclinata verso l’interno, accade che la rugiada, si raccolga, si trasformi in acqua e goccioli verso l’interno cadendo laddove c’è il terreno con le radici della pianta, così irrigandola senza alcun intervento dell’uomo.
Un’idea veramente geniale e unica nel suo genere!
L’irrigazione dell’ulivo così fatta è in grado di garantire la vita e la floridezza della pianta e infatti gli ulivi che ho visto, nei vari giardini panteschi che ho visitato, erano tutti carichi di belle foglie argentee.
Va sottolineato che l’anello in pietra deve essere aperto nella sua parte superiore per permettere al sole di raggiungere l’ulivo e favorirne lo sviluppo e la vita, ma al tempo stesso l’altezza dell’anello di pietra deve essere di soli due metri circa, a fronte di un diametro della struttura di quattro o cinque metri, proprio allo scopo di far crescere sì l’ulivo, ma in modo che, con la sapiente opera di potatura del contadino, si sviluppi solo in larghezza e non in altezza.
Questo soprattutto al fine di mantenere la pianta riparata dai venti dell’isola, all’interno della cinta in pietra.
Credetemi, quando ho visto il giardino pantesco e mi sono reso conto della sua bellezza e fecondità, sono rimasto più che meravigliato perché ho percepito una sorta di magia: una pianta che cresce in piena salute, florida, senza che nessuno l’irrighi, soprattutto in un luogo per molti versi più simile al deserto che alle fertili pianure padane.
Un vero miracolo!
Questa realtà vivente mi ha fatto pensare, una volta in più, come la genialità e la creatività dell’uomo, mosse dalle necessità e dalle contingenze e rettamente indirizzate alla ricerca del bene, possano davvero raggiungere mete impensabili e molto “belle”, anche in situazioni di difficoltà o semplicemente non facili.
In fondo, il monito biblico è un forte richiamo ad “usare” in maniera sapiente quanto ci è stato donato e, aggiungo, “donato” non solo sul piano della sola natura, ma anche sul piano della nostra persona, nella mente e nel fisico: tutto è davvero dono, anche il corpo e la mente con i loro talenti.
Di tutto dobbiamo avere rispetto e per tutto avere attenzione.
Sta nelle mani dell’uomo il coltivare ogni dono in funzione della crescita personale e sociale, in nome del “buono” e del “bello”.
Ancora una volta la sapienza della Bibbia interviene nel nostro quotidiano con precise indicazioni e devo dire che contemplare un giardino pantesco con lo sfondo di un mare di un azzurro sfolgorante mi ha dato una profonda gioia interiore.
Milano 28.XII.2024
Diego
No comments yet. Be the first one to leave a thought.