La bellezza è negli occhi di chi contempla

Il tavolo di pietra

Il tavolo di pietra

La ristrutturazione del villino al mare si doveva assolutamente fare; troppi anni di esposizione alla salsedine ne avevano intaccato una grande parte rendendolo in condizioni troppo scadenti.

Il signor Roberto, l’impresario da noi contattato, disse che era necessario rivoltare l’intera costruzione come un calzino.

Attuare un lavoro radicale, capace di restituire l’originale bellezza alla casa, luogo per tutti noi unico, depositario di tanti ricordi, quali meravigliosi panorami, persone amate, tradizioni di famiglia, esperienze vissute, il tutto comprensibilmente amplificato e enfatizzato dall’atmosfera gioiosa  sempre prodotta dal clima festaiolo delle vacanze estive di tanti anni passati.

Solo i terrazzi si potevano mantenere, aggiunse il signor Roberto.

Questa era una buona notizia, soprattutto perché in quello laterale troneggiava il famoso tavolo rotondo in pietra, pesantissimo, che il nonno aveva portato su a spalle con il muratore Attilio (come ce l’avessero fatta rimane tuttora un mistero…) tanti anni prima, subito dopo l’acquisto della casa.

Quel solido tavolo incarnava da sempre la concreta memoria di cene davanti al mare, di giochi di carte nel fresco delle sere estive, di chiacchiere e risa con gli amici che venivano a trovarci e anche di tanto altro.

Lui poteva rimanere, perché era ancora integro come il terrazzo su cui poggiava.

Si partì bene, ma poi venne il Covid.

La ristrutturazione fortunatamente – pur nelle difficoltà – andò comunque avanti bene, tuttavia noi non la potevamo seguire di persona perché bloccati dalle regole di isolamento.

Avevamo tuttavia costantemente reports fotografici, via whats app, in grado di testimoniare l’avanzamento lavori: tutto sommato si stava procedendo bene e con ritmo accettabile.

Quando, a lavori ormai pressoché ultimati, ci furono le prime aperture ne abbiamo subito approfittato per andare a vedere il nuovo volto della casa.

Come era diventata nuovamente bella e attraente!

Il sole inondava le superfici, gli infissi, le porte dando a tutte quelle cose nuove e dipinte con colori freschi una luminosità che affascinava: che meraviglia!

Tutto perfetto ? Pareva proprio di sì, finché girando verso il terrazzo laterale il vuoto del tavolo in pietra ci fece sussultare.

Qualcosa non tornava!

Non c’era più!

Abbiamo spalancato gli occhi, confusi speravamo di vivere una realtà falsa e impossibile.

Invece era pura verità!!

Lo sguardo immediatamente è ritornato sul signor Roberto il quale ancora sorridente e soddisfatto stava decantando i lavori fatti e le fatiche sostenute.

Incrociandosi gli sguardi anch’egli, in un baleno, ha realizzato che il tavolo era sparito; la ragione? Qualche suo operaio troppo solerte o troppo distratto aveva rottamato anch’esso.

Nessuno se ne era accorto prima!

Il sorriso gli si è spento sulla bocca perché ha compreso immediatamente che un’azione impropria era stata sbadatamente compiuta il cui risultato era stato quello di distruggere non tanto una semplice cosa, perché in fondo il tavolo non era particolarmente bello, quanto di avere rottamato con esso un mondo di memorie ancora viventi nella casa e nei nostri cuori.

Una situazione imbarazzante, ma soprattutto triste al tempo stesso, che dire?

“Cosa fatta capo ha” si commenta in questi frangenti.

Ma non basta, un groppo saliva nella gola.

Insieme un inequivocabile, soffocante disappunto affiorava dai nostri volti che si accompagnava ad una incapacità di esprimere a parole il senso di mancanza e di sgomento che provavamo.

Una sensazione di ineluttabilità ci pervadeva capace di far passare quasi in seconda linea tutto il bello che ci attorniava, frutto di un lavoro di rinnovamento fatto in maniera eccellente.

Ma “quel” vuoto era lì …

Il signor Roberto si affannava con parole gentili per scusarsi, tutte capibili e motivate, ma si intuiva nella sua espressione un forte senso di disagio per l’accaduto.

La nostra mente invece passava dallo sguardo del vuoto lasciato dal tavolo ad una sorta di immaginata discarica dove il possente basamento del tavolo giaceva reclinato su mattoni rotti, calcinacci, polveri, rovine in genere.

Solo, ormai svuotato del suo senso.

Che pena e che dispiacere!

Povero tavolo nostro… pensavamo … non eri solo un tavolo, eri molto di più: eri l’icona  di qualcosa che è nel nostro cuore, ci hai lasciato inaspettatamente e non ci sei più.

Il signor Roberto, in un angolo, non aveva la forza di reagire in altro modo, drammaticamente conscio  come  nelle cose alberghino e sopravvivano  affetti e  ricordi che ci legano ad esse.

Ma così era, purtroppo.

Lo salutammo un po’ di fretta, con pochi ringraziamenti; anche se la casa era diventata magnifica,  quel vuoto era parlante.

Tornammo dopo 15 giorni, questa volta il signor Roberto non venne.

Avvicinandoci parlavamo fra noi su come sistemare il terrazzino.

Arrivammo lì e ….

Un tavolo rotondo in marmo, più ampio, con un basamento snello era posto nel mezzo del terrazzo e si mostrava bello e “giovane”.

Cosa era accaduto?

Il signor Roberto, con mirabile tempismo e grande cura, aveva provveduto a dare “un figlio” al nostro tavolo in pietra e ciò senza dirci niente.

Pensiero dolce, intenso, capace di esprimere un’attenzione e di sottolineare la verità delle cose, di quello che esse sono e rappresentano!

Siamo rimasti profondamente colpiti dal suo gesto!

Quel nuovo tavolo entrava così immediatamente nel nostro cuore, in punta di piedi, davanti al mare.

Intuiamo ora che l’eredità del vecchio tavolo in qualche modo continua in lui, la posizione è quella, il mare è lì, la casa è più bella.

Riaffiorano magicamente tutte le memorie più belle e si riposizionano nei cuori, in maniera diversa ma non meno efficace.

Davvero la fine è sempre per un nuovo inizio, se crediamo al senso del tutto.

La lezione è questa; grazie signor Roberto !

Diego

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