Un weekend pieno di gratitudine e sostegno reciproco quello che il 30 settembre e 1 ottobre ha visto coinvolte più di 130 persone, riunite da tutta Italia per confrontarsi sullo status quo della difesa della Vita umana fin dal concepimento e per dare nuovo slancio all’impegno, spesso solitario, di ciascuno.
Non è esagerato parlare di “tavolo del miracolo” ( vedi tutti gli interventi su vitavarese.org) perché per la prima volta si è riusciti a realizzare un convegno radunando persone di molte associazioni, anche sconosciute, grazie alla collaborazione tra il Movimento e Centro di Aiuto alla Vita di Varese e il Movimento per la Vita (Mpv)di Trento. Per me, già coinvolta in iniziative pro-life sul territorio locale e nazionale, sedersi ad ascoltare e condividere con chi da molto più tempo si batte per una società davvero più accogliente e solidale è stato un balsamo per l’anima.
Ciò che più mi ha colpito è l’intervento del dott. Morandini che, prima di tutti, ha richiamato il valore universale della vita nascente. La scienza, la biologia in particolare, è unanime nell’affermare che la vita ha inizio fin dal concepimento e infatti il Movimento per la Vita è fin dagli albori nel 1976 un Movimento aconfessionale nato per salvare quanti più bambini possibili dall’aborto procurato stando vicino anzitutto alle madri. Sappiamo che dal 1978 tale soppressione degli innocenti è perfino consentita entro certe condizioni dalla legge italiana, ma il Mpv non ha cessato di dare voce a chi ancora non l’ha. Il Mpv, pur aconfessionale, è tuttavia consapevole del fatto che la preghiera è importantissima perché la battaglia da condurre non è contro la scienza ma contro una certa idea di uomo che ha una matrice spirituale, non razionale.
In sintesi, oggi cos’è l’uomo? Viviamo in un’epoca che da una parte esalta l’uomo e la sua autodeterminazione e dall’altra finisce per sopprimerlo nelle fasi in cui è più debole o indifeso. Se l’uomo è davvero il fine dell’agire sociale, allora il diritto alla vita dovrebbe essere il fondamento dei diritti umani.
Non da ultimo è stato un grande dono ricevere la visita di S.E. Monsignor Mario Delpini, il quale ha benedetto (come già aveva fatto nella lettera pastorale “Viviamo di una vita ricevuta”) e incoraggiato ciascuno a proseguire con fiducia e costanza per attuare una vera “rivoluzione culturale della Speranza”. Essa consiste nel riportare al centro della società la persona con i suoi bisogni relazionali più profondi, e non l’individuo con le sue pretese totalizzanti, che si erge a principio del bene e del male e vorrebbe leggi che lo assecondino, anziché tutelarlo davvero dall’autodistruzione. La Chiesa non si arrende e non si arrenderà mai perché come ricordò Paolo VI: “Se vuoi la pace, difendi la vita” (1976, annuncio prima giornata mondiale per la Pace).
Mariantonietta P.
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