A tutti sarà capitato di imbattersi in qualcuno che ci chiede un aiuto economico, pur non rientrando nella cerchia di relazioni amicali o familiari, e ci si sarà anche interrogati in queste circostanze se quell’euro dato in modo frettoloso, per allontanare una eventuale insistenza, sia stato o meno impiegato per un reale motivo di bisogno.
Qualche anno fa la mia vicina di casa, in risposta alla richiesta di elemosina da parte di un ragazzo gli aveva ribattuto così: “se vuoi, invece di un euro d’elemosina, ti offro la mia paga oraria da signora delle pulizie se mi aiuti a pulire i vetri di casa”. Ricordo ancora la faccia stupita di Matteo, che inizialmente se ne andò sorridendo a questa contro-proposta che lo aveva spiazzato, in realtà aveva solo preso del tempo per poi ritornare il giorno successivo e dire che gli andava bene. In altre occasioni Matteo si è ripresentato per chiedere se c’era bisogno di lui per qualche lavoretto, tipo pulire l’auto o aiutare nelle faccende di casa, fino a quando finalmente ci disse che aveva trovato un lavoro con regolare contratto.
Nel fine settimana Mirko (il mio compagno) mi ha fatto leggere un post su Facebook di un suo amico.
In questo post l’amico di Mirko raccontava di un incontro occasionale con chi, a seguito di un lavoro stagionale e perciò estremamente mutevole, si era trovato in difficoltà a pagare
l’affitto e da un mese aveva trovato “casa” in stazione dei treni; durante questa loro conversazione aveva chiesto quale fosse la sua necessità e la risposta era stata: 4€ al giorno, per poter lavare i vestiti e presentarsi a lavoro, che solo dal mese successivo avrebbe potuto garantirgli una nuova vita.
Il post si concludeva scrivendo: “vorrei aiutarlo partendo da questa cifra. Tutto quello che arriva in più potrà consentirgli di dormire al caldo, mangiare e sopravvivere in qualche modo fino ad una successiva stabilità economica”, proprio perchè “lui può essere chiunque di noi”. L’amico di Mirko poteva limitarsi a coprire quella misera cifra giornaliera, invece ha preferito organizzare una raccolta fondi tra “gli amici di Facebook” mediante PayPal ed in poco tempo si è raggiunta una cifra congrua (fino ad oggi grazie alla donazione di 77 persone) per consentire il pagamento di una stanza in affitto e la relativa caparra.
In questo mese ho poi avuto modo di conoscere di persona alcuni membri dell’associazione milanese “Gatti spiazzati”. Li seguo ormai da qualche anno, conosciuti anche loro grazie a Facebook. Il nome dell’associazione racconta un po’ l’origine di questo gruppo di persone, di chi, disoccupato, esodato, a volte senza tetto, si è trovato davvero a girare per la città di Milano, ma che proprio nel senso della bellezza e nella curiosità per ciò che ci circonda ha trovato una via di riscatto come “guida turistica” ed ora, anche cercando su internet, la loro associazione viene classificata tra le “agenzie di visite turistiche”.
Aldo, la “mia” guida di quella domenica mattina, ha alle spalle una storia da informatico esodato, tuttavia nei 6 anni attesi per arrivare alla pensione, non si è limitato a risolvere solo “il suo problema” insegnando informatica grazie ad un progetto della Caritas, ma ha guardato in faccia chi aveva di fronte cercando una soluzione anche al problema degli altri, di come questi suo studenti, esodati o nella necessità di una seconda possibilità, potessero tirare a campare, una condivisione nel problema e nella soluzione.
Con il gruppo Gatti Spiazzati, quella domenica, ho avuto modo di conoscere una Milano Liberty sconosciuta, scoprire in maniera del tutto inaspettata cortili interni, il tutto scandito da altrettanta apertura alla condivisione!
Ritornando però alla domanda iniziale, spesso, in simili circostanze, ci domandiamo come fidarsi di chi ci chiede aiuto, soprattutto se va a toccare il nostro portafoglio. Nelle esperienze menzionate credo che il dubbio perde ogni valore e senso nel momento in cui ci si riconosce nella vita dell’altro, mettendosi così a pari livello, nella condivisione e reciprocità. Pertanto l’elemento che accomuna queste storie non è la condizione di necessità in cui ci si può imbattere, quanto il tempo speso (e non perso!) per conoscere ed instaurare una conoscenza dell’altro; inoltre se i social sono usati per mostrare il bello delle nostre vite, per fissare attimi da ricordare con la pubblicazione di foto e frasi, per condividere pensieri e pubblicizzare eventi come una vetrina “del proprio io”, possono anche essere il mezzo per diventare “influencer di bene” per valorizzare la vita, per dire, con gesti concreti, “Tu per me esisti!“
Ilaria
Per chi volesse supportare la raccolta fondi: https://www.paypal.com/pools/c/93ThS1R0I5
Per chi volesse conoscere l’associazione Gatti Spiazzati https://lombardia.anpi.it/media/blogs/lombardia/2018/10/profilo_gatti.pdf
mtime=1540396299
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Ilaria Schiorlin
04/05/2024 at 8:21 pm“Se smarrite la fiducia, cercate i «meravigliatori», coloro che fanno miracoli e vi rigenerano perché vi fanno sentire voluti come figli, appartenenti. Chi sono? Quelli che per amore fanno e quelli che fanno per amore.” Alessandro D’Avenia I meravigliatori Corriere della Sera del 22 aprile 2024