“Questo è il tempo della nostra Passione, con Lui saliamo a Gerusalemme, si compia in noi la medesima sorte. Fa, o Madre, che viviamo con te il PASSAGGIO, uno portando i pesi dell’altro, con te piangendo il pianto del mondo…”
Queste solo le prime righe di augurio che don Giuliano ha scritto nel foglietto parrocchiale e nella pagine social della comunità.
Strano augurio. Eppure è ciò che si celebra da domani e per tutta la settimana che precede la Pasqua. E’ detta anche Settimana Autentica: forse perché racchiude il vivere dell’uomo nel bene e nel male, nell’affetto verso gli amici e nel tradimento di questi, nel ravvedimento e nella disperazione, nel silenzio della notte. E’ la Settimana in cui ci si fa carico dell’intera umanità.
L’augurio di don Giuliano poi continua: “A Pasqua noi celebriamo la nostra SPERANZA!”.
Fortunatamente non tutto termina con il Venerdì Santo (anche se a volte il dubbio può venirci) e se proprio vogliamo andare al nocciolo del nostro Credere dovremmo dire che la Buona Notizia è che la Morte è stata vinta da Cristo per noi! C’è l’alba di un nuovo giorno.
Eppure, in questo mese mi sono chiesta se viviamo veramente nella certezza che “siamo nati per non morire mai più”.
È sempre così difficile dire addio alle persone care che hanno fatto parte della nostra vita arricchendola, è sempre dura trovare un senso quando giovani vite lasciano vuoti familiari ed amicali incolmabili, assenze che fanno sorgere mille domande e tutte che iniziano con “perché?”, le cui risposte sembrano sempre troppo sterili e mancanti.
Tante volte i giornali usano il termine “vite spezzate” per raccontare di questi addii inaspettati, quasi che qualcosa venga irrimediabilmente rotto e resti perciò incompiuto… ma come cristiani ci viene chiesto di Sperare.
“Finché c’è vita c’è speranza” dice un detto, ma dopo? Verrebbe da ribadire: … “non ci resta che piangere”…
Insomma viene da domandarsi, siamo convinti della Buona Notizia? E quale Buona Notizia posso mai trovare fuori da un mese segnato da lutti?
La Buona Notizia di questa settimana sono proprio Maria e Domenico, un medico ed un poliziotto che non si sono mai conosciuti.
Maria ha compiuto la sua esistenza dandosi totalmente fino all’ultimo per la sua passione la medicina; come chirurga e persona si è contraddistinta sempre per la sua gentilezza, passione ed umiltà. Aveva tutto il diritto umano per urlare “non è giusto”, semplicemente non se ne è mai preoccupata e con la stessa determinazione con cui cercava di fare il meglio per gli altri ha affrontato al meglio anche la sua malattia, senza farsi piegare da essa.
Domenico invece vedendo un uomo in difficoltà, non ha esitato, si è buttato in un fiume per cercare di salvarlo. All’apparenza si potrebbe dire che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, visto il tragico epilogo della vicenda. Umanamente invece non ha avuto alcun dubbio nel compiere un gesto umano verso un altro individuo in difficoltà, anche a costo di perdere la sua vita.
Vite donate, vite compiute anche nei loro pochi anni terreni, vite che ci fanno entrare in collera contro il male (sia esso malattia o incidente) vite che sono relazione, vite che ci interrogano sul senso del nostro avere FEDE.
Ciascuno di noi può cambiare i nomi di Maria e Domenico con chi conosce e gli è più caro; e provare a chiedersi in questa settimana che ci attende: che cos’è avere Fede per me?
Intanto faccio mio questo augurio: “La cosa più difficile del mondo non è neanche credere, perché pure i demoni credono; la cosa più difficile del mondo è SPERARE!” (Charles Péguy).
Ilaria S.
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