Domani si festeggia San Giacomo, ai più reso famoso e conosciuto per il suo Camino (volutamente scritto con una M) che conduce da Saint-Jean-Pied – Port nei Pirenei a Santiago de Compostela, in Galizia, dove secondo la tradizione si trova la sua tomba.
Un lungo cammino che ho avuto la fortuna di percorrere ormai un’estate di 18 anni fa e di cui ancora conservo un ricordo prezioso sia per i luoghi toccati, sia per la fatica ed i momenti di stupore e pace vissuti (tra questi l’ospitalità ricevuta a San Nicolàs de Puente Fitero, dove la confraternita di Perugia accoglie da quasi 40 anni i diversi pellegrini con il rito della lavanda dei piedi) per non parlare dei compagni che con me hanno condiviso quell’esperienza o che ho incontrato lungo la via, in particolare Miriam, venuta a mancare meno di un anno fa. Si era aggregata al gruppo “solo” per occuparsi della parte logistica, vale a dire l’ardua impresa di trovare un posto in cui passare la notte (hospitales o area camping dove montar le tende), oltre che seguirci con un furgoncino e “creare” momenti di ristoro e cura improvvisati.
In quella circostanza il cammino si è presentato proprio come metafora della vita: un passo avanti all’altro per raggiungere una meta e mille incontri, mille momenti, alti e bassi, difficoltà ed entusiasmi e il non essere mai soli.
In questi giorni mi è tornata in mente questa esperienza, ed è stato un “fare memoria per poter leggere il presente”.
La buona notizia della settimana nasce proprio da questo, dal dare una risposta alla domanda “Quale cammino nel mio oggi, quali incontri, quali persone al mio fianco sono per me “ristoro”? Le so riconoscere ed apprezzare”.
In questo periodo alcuni lavori in casa hanno reso inutilizzabile l’unico bagno e di conseguenza c’è stata la necessità di accogliere la proposta di una cara amica che ha ospitato me ed il mio fidanzato in casa sua per 15 giorni, facendoci sentire parte della sua famiglia e dimostrandoci un’amicizia che si fa prossimità. Non è stato un “chiedere aiuto ed ospitalità” , ma più che altro mettere da parte il mio orgoglio, quel “faso tuto mi”e basto a me stessa, tipico della mentalità veneta in cui son nata, ed accettare l’aiuto spontaneo di chi mi è vicino nell’Amicizia.
Mi sono resa conto che non è poi così scontato e semplice diventare ‘“oggetto” di attenzione da parte di altri, colpa un po’ il nostro ben-stare che mi fa essere per lo più “soggetto” che elargisce carità verso altri, tant’è che si è diventati oramai così abituati a vedere le necessità degli altri che a volte corriamo il rischio di non lasciar spazio a chi vuole far fronte alle nostre necessità.
Non siamo più abituati a “lasciarci lavare i piedi”: lasciare che qualche prezioso amico ci mostri la sua vicinanza e si faccia carico di qualche nostra piccola difficoltà, alleggerendoci il peso, con-dividendo con noi le piccole fatiche e diventato così supporto nei momenti di ansia e stress.
Recentemente durante una predica un sacerdote diceva che “La cura dell’incontro è abbassarsi”, ma in questi giorni ho capito che a volte è importante anche lasciare che qualcuno si abbassi verso di noi, e non sempre si tratta per cose eclatanti, il più delle volte sono solo situazioni un po’ più pesanti e stancanti che la vita ci ha posto innanzi.
Domani sarà anche l’anno santo Giacobeo proprio perché la festa di san Giacomo ricorre di domenica e i tanti pellegrini, che avranno occasione di percorrere il Cammino in questo 2021, potranno ricevere così l’indulgenza plenaria.
Penso però che anche noi abbiamo occasione di vivere i nostri “giubilei di amicizia”; momenti di gioia e benevolenza verso noi stessi ed i fratelli perché, come scriveva un caro amico, “Almeno oggi non cercare Dio nelle altezze del cielo, ma volgi lo sguardo alla terra , lo vedrai camminarti accanto e quando sarai stanco sarà lui a prendersi cura dei tuoi piedi, una brocca in mano e un asciugamano ai fianchi”.
Ilaria S.
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