La bellezza è negli occhi di chi contempla

La giustizia tra le generazioni

La giustizia tra le generazioni

159. La nozione di bene comune coinvolge anche le generazioni future.

Le crisi economiche internazionali hanno mostrato con crudezza gli effetti nocivi che porta con sé il
disconoscimento di un destino comune, dal quale non possono essere esclusi coloro che verranno dopo di noi.

 

 

Ormai non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni. Quando pensiamo alla situazione in cui si lascia il pianeta alle future generazioni, entriamo in un’altra logica, quella del dono gratuito che riceviamo e comunichiamo. Se la terra ci è donata, non possiamo più pensare soltanto a partire da un criterio utilitarista di efficienza e produttività per il profitto individuale.

 

 

Non stiamo parlando di un atteggiamento opzionale, bensì di una questione essenziale di giustizia, dal momento che la terra che abbiamo ricevuto appartiene anche a coloro che verranno.

 

I Vescovi del Portogallo hanno esortato ad assumere questo dovere di giustizia: «L’ambiente si situa nella logica del ricevere. È un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva». Un’ecologia integrale possiede tale visione ampia.

Lasciate il mondo un po’ migliore di come l’avete trovato”.

Noi scout abbiamo nelle nostre orecchie questo concetto da quando inizia il nostro percorso nell’associazione. È una frase del nostro fondatore, sir Robert Baden-Powell, che nel pronunciarla parlava del mondo in qualsiasi suo aspetto, lasciandoci un messaggio che abbiamo subito percepito anche all’interno di questo passo dell’enciclica “Laudato sii” di Papa Francesco.

Difatti in questo aspetto fondamentale si snoda la riflessione riguardante la “giustizia tra le generazioni”, che è un concetto basato sulla consapevolezza tutta cristiana del creato che ci è stato donato perché sia custodito, anche e soprattutto per le generazioni future.

Tuttavia, fulcro dello scoutismo è l’insegnamento che i ragazzi della nostra età (chi vi scrive sono persone tra i 17 e i 20 anni) non devono soltanto considerarsi una passiva “generazione futura”, bensì un’attiva “generazione presente”, radicata nell’idea che già da ora il nostro impegno per il
pianeta deve essere attuato. Ci sentiamo chiamati in prima persona ad agire per servire il prossimo (il servizio è uno dei cardini del movimento scout), sia che si tratti del prossimo in senso cristiano, sia che si tratti ovviamente del prossimo in un senso più mondano, ossia colui che viene dopo a livello temporale.

Ma noi sappiamo anche che agire non basta; per questo lo scoutismo punta anche sull’educazione, per non consegnare ai posteri un mondo
migliore, ma anche l’onere di conservare questo mondo come gli è stato consegnato, e di non accontentarsi neanche di questo, ma di renderlo “migliore di come lo si è trovato”.

È emerso inoltre nelle nostre discussioni come il metodo scout aiuti a coltivare l’amore per la natura attraverso un continuo contatto con la stessa: abituati a dormire in tenda e a vivere al minimo indispensabile durante i nostri campi estivi, abbiamo imparato che nessuna bibita di
qualsiasi sapore ci disseterà mai come della fresca acqua di sorgente, e come nessun termosifone avrà il calore del sole dopo una notte al freddo, e che “Nessun profumo vale l’odore di quel fuoco”.

Questo amore per la natura ci porta anche ad amare noi stessi e il nostro corpo come componente fondamentale del creato, da preservare e custodire anch’essa. E altro fondamentale concetto interno al mondo scout è l’idea di “Dare del proprio meglio”, sapendo che il proprio meglio varia di persona in persona: un bambino dovrà impegnarsi a buttare l’immondizia nel cestino, un ragazzo delle medie potrà impegnarsi a
fare la raccolta differenziata, un governatore può fare delle leggi per aiutare l’ecologia.

E noi? Be’, noi abbiamo scritto questo articolo.
Clan Cruzeiro do Sul

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