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La nostra rabbia è energia rinnovabile: stop alla dipendenza dai combustibili fossili

La nostra rabbia è energia rinnovabile: stop alla dipendenza dai combustibili fossili

La nostra rabbia è energia rinnovabile” è uno degli slogan che sono stati proposti durante lo sciopero per il Clima dello scorso 3 marzo.

Le piazze di ben 54 città italiane si sono popolate di cittadine e cittadine che hanno chiesto di invertire immediatamente la rotta che ci sta portando verso la catastrofe climatica. Anche questa volta sono tante le rivendicazioni che gli attivisti hanno portato alle istituzioni e al governo, ma anche ai colossi del fossile: la fine della dipendenza dalle fonti fossili e l’aumento delle energie rinnovabili sono sicuramente tra queste.

Lo slogan che ho riportato riassume quanto contenuto nell’agenda climatica stilata dal movimento per il Clima prima delle elezioni di settembre, in cui troviamo anche tematiche come il contributo allo sviluppo dell’energia rinnovabile, la crescita delle comunità energetiche e l’eliminazione definitiva delle fonti fossili.

Qui da parte mia vi do solo quale spunto di riflessione sull’ampio tema della dipendenza dai combustibili fossili, su cui penso sia necessario interrogarsi per comprendere la complessità del nostro presente. Prima di addentrarci nell’ argomentazione, dobbiamo definire queste due importanti parole: “dipendenza” indica un rapporto di subordinazione rispetto a qualcosa; mentre i “combustibili fossili” sono fonti energetiche che si sono formate in seguito alla ecomposizione anaerobica (quindi senza la presenza di ossigeno) di materia vivente che contiene energia come risultato di un processo antico di fotosintesi; si possono trovare sotto forma di petrolio, carbone, gas naturale e altri combustibili composti da idrocarburi.

Esperti, scienziati del Clima, economisti, medici, personalità impegnate in varie agenzie delle Nazioni Unite hanno collaborato e redatto il report di The Lancet Countdown dal titolo “La salute in balia dei combustibili fossili”. Il documento che viene strategicamente pubblicato a breve distanza dalle COP (Conferenze delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici) con il fine di evidenziare anche gli effetti sulla salute umana dei cambiamenti climatici, mostra che la stretta dipendenza dai combustibili fossili sta aggravando sia la crisi climatica sia la nostra salute.

Inoltre, alcune delle crisi globali a cui stiamo assistendo, come la pandemia da Covid19 e la guerra in Ucraina, hanno aumentato la sovra-dipendenza di diversi Paesi dai combustibili fossili. La maggior parte dei Paesi analizzati dall’ equipe di esperti stanzia centinaia di miliardi di dollari per sovvenzionare i combustibili fossili, nonostante siano ormai visibili e inconfutabili gli effetti che queste scelte hanno sul nostro Pianeta e sulla nostra società.

Questi ricercatori ritengono che “una rinnovata dipendenza dai combustibili fossili potrebbe […] anche portare a temperature fatalmente più calde e irreversibili per il futuro prossimo”.

Nonostante questi dati certi, gli indicatori rivelano che governi e aziende continuano a privilegiare l’estrazione di combustibili fossili. Anche se alcuni Stati stanno cercando- e alcuni già mettendo in atto- delle valide alternative, il cambiamento su scala globale risulta troppo lento: una decarbonizzazione completa richiederebbe 150 anni, non rispettando i trattati internazionali come l’Accordo di Parigi del 2015 che la prevedrebbero entro il 2050.

Il rischio di non riuscire a emanciparsi dall’uso di combustibili fossili è alto: se non riusciamo a progredire sotto questo aspetto, ogni altro passo in avanti fatto per limitare il surriscaldamento globale sarebbe vano. Al momento stiamo alimentando giorno dopo giorno questa dipendenza, che è assolutamente controproducente. Come viene evidenziato dal report pubblicato nell’ ottobre 2022 dall’Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile (IISD), non c’è spazio per nuovi progetti legati a combustibili fossili -come lo sviluppo di nuovi giacimenti di petrolio o gas- se vogliamo limitare il riscaldamento globale sotto la soglia degli 1,5°C come viene richiesto dall’ Accordo di Parigi.

Abbiamo pochi anni per tagliare le emissioni e garantire una possibilità nel frenare la crisi climatica che, altrimenti, sarebbe irreversibile. Potremo assistere a dei miglioramenti, solo se riusciamo a strutturare e attuare in tempi brevi delle strategie centrate sulla salute e il benessere del nostro pianeta (e quindi direttamente anche di noi umanità). Queste strategie devono basarsi- proprio come dice lo slogan- sulle fonti rinnovabili, sulla transizione energetica e sull’ efficientamento energetico.

Gaia Sironi

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