La bellezza è negli occhi di chi contempla

La parola

La parola

Anche l’altra sera Don Paolo, nell’ambito degli appuntamenti mensili da lui intitolati “Passeggiate nella letteratura” alla ricerca della spiritualità nascosta in un romanzo, parlava parlando dall’ambone della sua chiesa.
Come sempre era tutto preso a realizzare un empatico rapporto con i suoi ascoltatori, mediato attraverso un singolare e suggestivo approccio alla lettura e alla riflessione di alcuni brani di romanzi famosi.
Ciò caratterizzava il suo stile comunicativo, alimentato spesso da toni quasi teatrali, talvolta drammatizzati, ma che erano, indubbiamente, la cifra davvero avvincente delle sue serate.

Tuttavia questa volta, ascoltandolo nella lettura de “Gli aquiloni” di Romain Gary, ho percepito come qualcosa di ancora più emozionante e coinvolgente stesse accadendo. Infatti in quei momenti ho avuto la netta sensazione che la parola scritta da Gary e la parola pronunciata da don Paolo stavano integrandosi mirabilmente in un intreccio unico di inimmaginabile, reciproca fecondità: due strumenti cioè capaci di creare la massima risonanza con un comune spartito.
I pensieri del romanzo, attraverso la lettura e l’enfasi trasmesse da don Paolo, assumevano toni davvero luminosi e chiari, assai diversi da quelli colti quando li avevo letti, in verità con veloce approccio, nella brochure ricevuta all’ingresso.
Allo stesso modo le parole di don Paolo risultavano particolarmente ricche di pathos ed efficaci nel loro continuo dipanarsi, proprio in virtù di un racconto capace di ispirarne i più espressivi spunti di emozione e di senso e liberarne i tratti tipici di un grande spessore artistico.

Si veniva così creando, passo dopo passo, in tutti noi che ascoltavamo, un’atmosfera particolare, magica, sospesa tra il detto e il non detto, tra il razionale e l’irrazionale, capace di sollevare le nostre sensibilità dal piano dell’ordinario verso lo straordinario che solo il “bello” sa donare.
L’intimità della coscienza era chiamata in questa occasione a rapportarsi con la forza della parola e la coscienza – lo sappiamo bene perchè ognuno di noi l’ha provato nella vita- sottoposta a tali suggestioni si palesava come cuore pulsante tutto rivolto all’apprezzamento per così dire sensuale della percezione ricevuta.
Un che di letizia, un respiro di gioia, qualcosa di inesprimibile si agitava in maniera del tutto inaspettata in ognuno di noi presente.
Introitando nel nostro essere il senso ultimo di ciò che conta e di ciò che vale quali la parola stava risvegliando nelle nostre coscienze, ci sentivamo più completi, in qualche misura appagati da un qualcosa che non riuscivamo nemmeno bene ad identificare, ma che si poneva lì, sospeso davanti a
noi e ci parlava.
E’ questa la meravigliosa capacità della parola quando riesce a farti approdare ai lidi della immaginazione, dell’oltre, consegnandoti ad una interpretazione delle cose e della vita, capace di cogliere l’essenza del sensibile e di ascoltare il bello che parla dentro e fuori di noi.

Tutto grazie alla parola, dono unico di cui solo l’uomo è capace, elemento fondamentale nella sintassi della relazione tra uomo e uomo.
E’ importante, quindi, rimarcare come solo la parola sia la chiave con la quale indirizzare i nostri rapporti interpersonali.
Saranno fecondi, delicati, amorevoli, in ultima istanza belli se sapremo usare la parola con la giusta attenzione e cura, mentre si riveleranno banali o cattivi se useremo la parola con superficialità e con noncuranza.

Parola scritta e detta, parola in grado di scavare nel nostro sé, parola capace di parlare tanto alla memoria quanto al presente, parola come passione, come legame, come emozione.
Un universo di sensazioni, di sentimenti, di suggestioni alberga in ogni parola.

Si – mi sono detto- dobbiamo sapere cogliere la profondità insita in ogni parola e la capacità attraverso essa di attivare un mondo, in un certo qual modo infinito, di relazioni e di condivisioni.

Il frutto di quella sera da don Paolo è stato quindi un frutto che si mostra in ogni stagione della vita, in ogni luogo, in ogni incontro, in ogni emozione, ma bisogna saperlo dire con passione e forza.
L’empatia e l’emozione che sono stati scoperchiati in una lettura di un meraviglioso romanzo ci hanno condotti attraverso sentieri conoscitivi di una conoscenza non solo di nozioni, ma di affezioni, sentieri forse dimenticati ai più, ma soprattutto hanno evocato in noi istanze di senso e di meraviglia legate alla parola che non sono mai troppo investigate.

Questa era la bella notizia, meglio dire la musica della settimana!
Perciò gli accordi che sapremo creare tra le parole, il timbro che sapremo dare ai fraseggi, ma in special modo l’interpretazione con cui useremo le parole siano davvero il nostro pentagramma per fare della nostra vita un capolavoro di melodia.
Del resto non dobbiamo dimenticare che nella tradizione biblica, nei cui libri si raccolgono certamente gli statuti del divino in relazione con l’umano, è proprio alla Parola di Dio, Parola con la P maiuscola, che viene attribuita l’azione creatrice e ordinatrice dell’universo.

Diego

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