Ogni generazione porta con sé un vissuto legato agli anni di scuola.
Piccoli e grandi ricordi, gli incubi legati alla maturità o a esami mancanti all’università fanno tremare ancora qualche amico. E poi ci sono i ricordi del primo giorno di scuola, la maestra delle elementari, i giochi dell’intervallo, le gite, i compiti che non finivano mai. E soprattutto le amicizie strette tra i banchi di scuola che ci accompagnano fino ad oggi.
Ogni generazione è stata istruita con metodi diversi: chi ha imparato la matematica coi regoli, chi col computer, chi imparava a memoria tutte le poesie, chi era chiamato ad esprimere le proprie idee nel tema. Insomma, pur restando nello stesso paese, la scuola dei propri figli sarà spesso incomprensibile.
Figuriamoci se si migra e si cambia cultura.
Quando siamo arrivati in Inghilterra, il nostro primo figlio aveva appena compiuto due anni. Dopo qualche mese ha iniziato a frequentare l’asilo (Nursery) per conoscere altri bambini e imparare l’inglese. Anche se sembrava una cosa semplice e “normale”, a volte non capivo bene cosa stava succedendo e mi trovavo a chiedere spiegazioni e chiarimenti alla segretaria, con la quale nel corso dei due anni sono diventata amica.
Il sistema scolastico inglese è diverso da quello italiano ed abbastanza variegato. Noi non avevamo ben capito come fosse strutturato all’inizio. Come fanno in tanti, ci siamo fidati del consiglio e delle raccomandazioni di persone che abbiamo conosciuto, in particolare altri italiani che risiedevano qui da più tempo.
E’ diviso principalmente in tre fasi: Primary School, o scuola primaria, Secondary School, o scuola secondaria e College and University, o istruzione superiore.
La scuola primaria inizia a 5 anni compiuti tra settembre e agosto dell’anno successivo, fino agli 11 anni. A 4 anni i bambini frequentano la cosiddetta Reception, in cui iniziano a imparare a leggere e scrivere, ma senza troppe pretese, prediligendo momenti giocosi ed esperimenti pratici. In generale, il sistema di valutazione è molto diverso: non ci sono compiti in classe ma qualche test e si danno obiettivi da raggiungere più che voti.
Non è raro che le classi siano formate da studenti di diversa età: questo permette ai bambini più giovani di prendere spunto e ispirazione dagli amici con più esperienza, e a quelli più grandicelli di prendersi cura dei piu’ piccoli. Quest’anno, ad esempio, hanno riunito metà della quarta con la terza e l’altra metà della quarta con la quinta. Devo ammettere che all’inizio ero abbastanza sconcertata, ma alla fine è stata una scelta molto efficace per i bambini, mentre immagino che la maestra abbia dovuto lavorare il doppio per preparare lezioni dal livello differenziato.
Noi abbiamo scelto la scuola primaria cattolica per permettere a nostro figlio di andare a catechismo e ricevere i Sacramenti: qui la vita della parrocchia è limitata all’andare a Messa la domenica, non ci sono catechesi o momenti di crescita per adulti e bambini.
Finora è completamente diverso da come ce lo immaginavamo, avendo come nostro riferimento l’Oratorio.
Durante la settimana tutta la scuola si ritrova nel salone: è il momento in cui qualche insegnante o il preside spiegano dei concetti etici, ad esempio il coraggio o la resilienza. I vari insegnati indicano chi è stato il migliore della loro classe e consegnano i certificati: in pratica ogni studente riceve almeno un certificato all’anno. Sinceramente, non ho ancora capito bene come funzioni.
Ogni tanto guardo i miei figli infilare la loro uniforme e mi dico che è come se partissero per un posto lontano, di cui non conosco le regole. Non sempre sono in grado di aiutarli, il modo in cui io ho imparato a leggere in italiano non funziona per l’inglese. In italiano ogni lettera ha un suono e uno solo, le eccezioni sono limitate. In inglese tutto è diverso!
Poi respiro, osservo il mondo che cambia e loro che crescono e imparano.
La mia infanzia, i miei punti saldi, ciò che per me e i miei genitori erano tradizioni immutabili, ora non esistono più. Questa mancanza di riferimenti mi spaventa, ma in fondo mi obbliga a scegliere cosa è davvero fondamentale per me e per noi come famiglia. Devo fare una cernita, capire quali sono i valori irrinunciabili da trasmettere ai miei figli e poi adattarli al loro mondo, che non è il mondo di quando ero bambina.
Spesso basta solo seguire quello che viene chiesto e organizzato, senza magari capirlo fino in fondo. Dopo 5 anni che accompagno i figli alla stessa scuola, molte cose sono piu’ chiare o semplicemente so cosa aspettarmi. Ho intercettato il disagio di una mamma italiana che a settembre porterà la figlia a scuola e mi sono offerta di spiegarle ogni cosa.
Magari alcune cose non le ho ancora capite, ma potremo farle insieme.
La scuola mi insegna anche a essere accogliente e umile nel saper chiedere aiuto e chiarimenti.
Maria from UK
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