All’inizio di questa settimana si è chiuso l’imbarazzante “affaire” Djokovic: per chi non sapesse di che cosa sto parlando, il giornalista sportivo Emanuele Atturo ha riassunto in questo articolo, con occhio critico, la vicenda. In questa sede solo un aspetto della storia mi interessa sottolineare: l’eco mediatica eccezionale e probabilmente lo svolgersi stesso degli eventi è stato determinato dal fatto che Novak Djokovic sia, almeno per i parametri ufficiali del ranking ATP, il miglior tennista in circolazione, il numero uno (si discute se sia il migliore di sempre, ma questa è un’altra storia).
Molto spesso, anche nella nostra società, che replica più o meno inconsciamente certe dinamiche della natura, il primato è frutto della vittoria in una o più competizioni: un giocatore di tennis diventa numero uno al mondo trionfando nei tornei più importanti o comunque vincendo in questi molte partite; un’azienda diventa leader nel settore quando sa sfruttare i propri vantaggi competitivi rispetto alle altre, spesso perchè ottiene prima dei competitor determinati risultati o risorse; la storia del Novecento è indelebilmente segnata dalla corsa all’armamento nucleare e dalla sfida tra USA e URSS per portare il primo uomo sulla Luna.
La competizione è un aspetto naturale dell’esistenza dell’uomo e della sua società: è una fondamentale spinta al progresso, è necessaria perchè lo sport generi emozioni, è persino vantaggiosa per il consumatore nell’economia di mercato e come tale va protetta. Questo però non significa che debba essere ovunque, né che possa giustificare l’ingiusta privazione dei diritti di ciascuno.
Nella Laudato Si’, Papa Francesco lo esprime in modo chiaro: gli altri esseri viventi non devono sottostare all’arbitrario dominio dell’uomo, o di un uomo. Ci vuole equilibrio tra la spinta della competizione e i principi di giustizia, pace e fraternità: un equilibrio difficile da trovare in assoluto, ma da cercare in ogni situazione concreta, dalla partecipazione ad un torneo di tennis alla garanzia di un vaccino per tutti, con pazienza, attenzione agli ultimi e onestà.
Massimiliano
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