Avere cura del creato per un agricoltore significa dare i giusti input perché la natura faccia il suo corso, significa avere a che fare con annate imprevedibili e molto spesso faticose, significa attendere e sperare fiduciosi che il seme gettato in campo porti i suo i frutti.
Quest’anno il freddo di maggio ha ritardato la germinazione dei semi, le piogge e le grandinate di giugno e luglio a tanti colleghi han rovinato il raccolto, con noi per fortuna il Cielo è stato clemente e di questo possiamo esserne grati.
Sono passati mesi di monitoraggio e cura, siamo ora a settembre e il riso comincia a biondeggiare, ci stiamo preparando alla raccolta facendo le ultime manutenzioni alla mietitrebbia. Tanti sacrifici per arrivare fin qua e ancora dobbiamo attendere e sperare che il tempo sia buono perché la maturazione dei chicchi completi in maniera soddisfacente.
Il momento della raccolta, dopo la semina di maggio, segna il secondo momento intenso dell’anno agrario, si corre senza tregua per riempire i magazzini e finire i lavori in campo prima delle piogge autunnali.
Più avanti, finita la trebbiatura il riso passerà dall’essiccatoio per garantire una buona conservazione e una buona tenuta alla lavorazione, e poi in riseria dove verrà brillato per essere finalmente portato in tavola, così nelle condivisioni invernali davanti a gustosi risotti potremo finalmente godere dei frutti della terra e del lavoro dell’uomo.
Stefano Tiraboschi e Chiara Mastromatteo
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