La bellezza è negli occhi di chi contempla

Le parole del Sinodo | Il discernimento comunitario

Le parole del Sinodo | Il discernimento comunitario

Ecco il 7° appuntamento, forse un passaggio decisivo, dopo aver riflettuto su popolo di Dio, fraternità, comunione, ascolto, partecipazione, franchezza.. Discernimento fatto insieme mi pare proprio una “traduzione” concreta dei passaggi precedenti, proprio oggi che parliamo di un’altra “traduzione” che sa di tradimento, nel Giovedì santo..

Diamo eco a quanto scritto da Matteo e Chiara, genitori e autori di questo articolo in “Dal basso, insieme. 10 passi per una Chiesa sinodale” (ed InDialogo 2021)

“Discernere” significa scegliere separando, cioè scegliere uno fra varie opzioni, nello specifico riconoscere lo Spirito di Dio fra diverse opzioni che arrivano al nostro cuore e alla nostra mente. La Chiesa tutta insieme si mette in ascolto dello Spirito, proprio questo è “opera d’arte di sinodalità”! deve essere favorita da stile, strutture, procedure che la rendano possibile e concreta!

È difficile cercare altri modelli, di sicuro non è la stessa cosa di un’assemblea parlamentare, dove si fatica a far emergere un’idea della maggioranza e dove si spera che ci sia rappresentato tutto il popolo.

Nell’assemblea della Chiesa non dovrebbero esserci “partiti” o interessi di fazioni.. perché tutti sono “pietre vive” del corpo di Cristo, tutti insieme ci si riunisce per cercare di realizzare la volontà del Signore. I vescovi certamente hanno il carisma di garantire la coerenza di una scelta con il Vangelo, ma il compito del discernimento non spetta solo a loro.

Tutti i battezzati devono e possono essere ascoltati, perché “lo Spirito parla a tutti”!

La responsabilità della decisione ultima, che pure spetta ad uno solo che presiede, non può però essere svolta in solitaria.

I rischi di individualismo e autoreferenzialità sono sempre alle porte, occorre vigilare e non riproporre, per esempio, il vecchio schema piramidale nella chiesa. Occorre invece innescare processi nella direzione di un vero discernimento comunitario e della ricerca del consenso condiviso (e non imposto).

Per esempio, rivitalizzare lo stile di un consiglio pastorale, che è già organo consultivo esistente in tutte le comunità locali, a partire dal ConcilioVaticano II, perché non sia “la cricca” del parroco, dove non si recepisca soltanto ciò che un altro ha deciso rendendo quasi inutile la presenza dei laici presenti.

La diocesi ambrosiana ha avviato il cammino sinodale anche con l’intento di dare vita ad una assemblea sinodale decanale, proprio a questo scopo: insieme si torni a guardare alla realtà del territorio per scorgere i segni di bene dello Spirito già in opera e individuare le priorità per evangelizzare, per ridire cioè le parole del Vangelo alla gente di oggi.

Non preti da una parte e laici dall’altra, ma insieme, come una coppia all’interno della famiglia, come in una comunità, come in AC, FUCI e AGESCI dove i responsabili sono sempre un uomo e una donna.

Questo cambiamento di stile non viene spontaneo, ma va chiesto ed esercitato nella preghiera, nella frequentazione familiare, va cercato e pensato.

Chiara e Matteo cI lasciano alcune domande su cui riflettere:

DOMANDE

  • cosa va cambiato per realizzare assemblee dove ci sia vero discernimento comunitario?
  • Siamo allenati a coinvolgere gli altri nelle decisioni (in lavoro, in famiglia, nella chiesa)?
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