Luca 21, 34-36
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si
abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
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Gesù è entrato a Gerusalemme. E’ consapevole del destino verso il quale si sta incamminando e usa ogni momento che trascorre con i suoi amici per consegnare loro tutto quello che può: non vorrebbe lasciarli, Lui di vita ne vuole ancora, e ancora, ma deve portare a compimento un disegno preciso d’amore che il Padre gli ha affidato.
Potrà consegnarlo alla storia solo mettendolo nelle mani, nel cuore e sulle labbra dei suoi discepoli, per questo è tanto esplicito nel metterli in guardia, esortandoli a vigilare nei confronti di ogni cosa che appesantisce il cuore.
Non sta chiedendo di fare i bravi ragazzi, li implora di attaccarsi alla preghiera e di prendere in mano la propria vita con coraggio e innestarla nella vita del Maestro, scegliendo con decisione il sentiero da percorrere nella sequela di Lui.
Quanto li ha amati! Quanto vorrebbe che non dovessero soffrire!
Ma Gesù è certo, lo dice e lo testimonia attraverso ciò che sta per compiersi, che l’amore spalanca un “oltre“, un orizzonte più alto e lontano, verso una vita che non sarà tolta. E lo sta dicendo Lui che sta per morire in un modo atroce!
Oggi Gesù ci insegna a non soffocare negli affanni della vita, affinché non ci distraggano da ciò che realmente conta: camminare dietro a Lui, con Lui, sulla strada che ci mostra, aggrappandoci alla mano amorevole che ci porge… Afferriamola!
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