Mc 3, 7-12
Il Signore Gesù con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea.
Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
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Ripropongo alcune parole di don Luigi Maria Epicoco, perché ha riordinato i pensieri che ha suscitato in me oggi questo brano di Vangelo.
“Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo”. Mi commuove la richiesta di Gesù nel Vangelo di oggi: elemosina un po’ di spazio sulla nostra barca per poter continuare a parlare a tutti. Il rischio, infatti, di essere schiacciato è alto. Non siamo forse abituati a pensare a un Dio che ha bisogno di noi. Dio per definizione è onnipotente, può tutto, non ha bisogno di nulla. Ma Gesù ci ha insegnato che Dio è talmente amante della nostra libertà da consegnarsi alle nostre scelte, ai nostri si e ai nostri no. Siamo discepoli di un Dio che si propone ma che non si impone.
La fede- diceva Benedetto XVI– è una vittoriosa certezza. Ma questa vittoriosa certezza la si può perdere, rovinare, schiacciare nelle mille cose della vita. La vita spirituale è permettere a Gesù di avere un po’ di spazio nel nostro tempo, nelle nostre giornate, nelle nostre cose per continuare a proclamarci la buona notizia di essere completamente amati.
Finché desidereremo avere un Dio che si impone a noi, rimarremo delusi. Gesù agisce con potenza nella vita di coloro che gli fanno spazio. Si è discepoli quando si decide di fare spazio a Colui che ha scelto la via dell’umiltà per portarci la salvezza. Pensare che il Figlio di Dio si è fatto uomo non serve a emozionarci in tempi di Natale, ma serve a ricordarci che Colui che riempie i cieli e i cieli dei cieli, ha scelto di diventare bambino perché ognuno di noi rimanesse libero davanti a Lui.
E allora, quanto spazio facciamo oggi a Gesù nella nostra vita? Quanto siamo in grado di accoglierlo sulla nostra barca?
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