La bellezza è negli occhi di chi contempla

Lunedì della settimana della II Domenica dopo martirio s. Giovanni

Lunedì della settimana della II Domenica dopo martirio s. Giovanni

Lc 17, 1-3a

Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono.

 

È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.

 

State attenti a voi stessi!».

#umanitàETrascendenza #camminocomunitario #fragilitàaccolte

Forte l’esortazione di Gesù in questo passo. Impegnativo sentire che noi possiamo essere sia i piccoli nella fede che Gesù in qualche modo invita a proteggere, sia coloro che arrecano scandalo e meritano piuttosto di essere gettati nelle profondità del mare senza possibilità di scampo, con una macina da mulino al collo.

E’ così: nella nostra altalenante vita saremo predicatori sani e testimoni autentici, saremo anche bisognosi di correzione fraterna, di accoglienza da parte di coloro che in qualche momento sperimentano maggiormente la vicinanza di Gesù e anche gente che, come i pagani, è incapace di vivere la fede in coerenza piena.

La nostra umanità si scontrerà continuamente con il desiderio di trascendenza che serbiamo nel cuore e al quale ogni tanto siamo capaci di dare spazio.

Il cammino comunitario può essere uno strumento che ci aiuta a mantenere vive le domande che ci consentono di restare in carreggiata. Che ci allena alla condivisione profonda e ad alimentare uno sguardo introspettivo che non può far altro che chiamare veridicità e autenticità.
L’accompagnamento spirituale da parte di un padre o di un fratello che ha fatto qualche passo avanti a noi nel cammino di fede può aiutarci a rispondere alle tentazioni in modo determinato e a non cadere
nell’inganno del male quando si insinua nella nostra povera vita.

State attenti a voi stessi!
Se però è vero che siamo immagine e somiglianza di Dio possiamo anche avere fiducia che sia possibile tramutare quell’umanità -che ci indebolisce e impoverisce- in umanità vera, caratterizzata da fragilità che
non possono spaventare, ma che devono essere accolte, irrigate e lasciate fiorire.

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