La bellezza è negli occhi di chi contempla

Lunedì della settimana della IV Domenica dopo Pentecoste

Lunedì della settimana della IV Domenica dopo Pentecoste

Lc 6, 39-45

Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.

 

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?

 

Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

 

 

Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.

 

L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

#Leggedell’amore #nonGiudicare

Nel discorso della montagna, da cui questo brano è tratto (in Luca, in realtà, avviene in una pianura, ma poco importa: i Vangeli non vogliono essere resoconti dettagliati degli avvenimenti), Gesù ci delinea la Sua Legge nuova, un nuovo modo di vivere, basato sull’Amore gli uni per gli altri a fondamento della società.

L’Amore implica il non giudicare e qui è espresso chiaramente: avere una trave in un occhio è chiaramente un’iperbole, ma significa anche essere morti. Chi giudica è morto, ha deciso di allontanarsi da Dio.
A tutti può essere capitato in certe circostanze di sentirsi migliori di altri e di voler ergersi presuntuosamente a guida. Non è l’amore che guida questo ragionamento, e il risultato può solo essere come quello di un cieco che ne guida altri.

E’ proprio dai risultati che si riconoscono i falsi maestri, avverte Gesù. Siamo chiamati a cercare il bene comune, in quanto cittadini e in particolare in quanto cristiani. E’ dalla capacità di raggiungere questo bene che dobbiamo discernere chi può farci da guida.

 Mi è capitato di volermi ergere presuntuosamente a guida, in qualunque circostanza, per motivi di orgoglio o di arroganza?

 Il Vangelo invita in più occasioni a non giudicare. Rifletto su quando non ci sono riuscito.
Come faccio, invece, ad applicare la correzione fraterna, senza cadere nel giudizio, come richiesto dal mio ruolo di educatore, o semplicemente di amico e fratello di chi mi è accanto?

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