Matteo 24,42-44
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà.
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Forse perché adesso mi colloco nella parte discendente della parabola della vita, mi trovo sempre più a riflettere sulla sua brevità, sulla inesorabilità del passare dei giorni.
Tempo fa ho letto ”La montagna incantata” di Thomas Mann che parla proprio dello scorrere del tempo che sembra così lento nel suo cammin, ma quando è passato ci si accorge che lo ha fatto in fretta, a volte troppo in fretta.
E, mentre quando si è giovani si pensa che c’è tutta una vita davanti e che per fare certe cose c’è tempo, quando si passa una certa soglia si capisce che è ora di cominciare a tirare le somme di ciò che di buono o di brutto si è fatto o ci è capitato.
Il significato di vigilanza di cui parla Gesù sembra allora riferirsi al fatto che, essendo ormai trascorso un certo periodo di esistenza su questa terra, sarebbe meglio cominciare a rivedere il proprio vissuto e certamente fare ammenda per qualcosa di sbagliato che si è commesso, per essere pronti alla chiamata alla fine dei nostri giorni.
Ma penso che la vigilanza vada esercitata sempre, proprio perché non sappiamo quando sarà il nostro momento di raggiungere il Padre.
E poi lego il significato di vigilanza non solo alla purificazione dell’anima ma ai termini di rispetto, di attenzione, di cura del prossimo, delle cose, della natura.
Questo è un esercizio che si può e si deve fare fin da giovani, anzi l’ammonizione di Gesù potrebbe essere rivolta anche ai giovani, forse addirittura ai ragazzini, che oggi più che mai, nella grande maggioranza dei casi, risentono di questa mancanza di cura, attenzione e rispetto.
E quanto più puro sarà l’occhio dell’intenzione tanto più sicuro sarà il cammino in mezzo alle varie tempeste.
Occorre dunque che l’occhio dell’intenzione sia purificato, reso semplice e retto; occorre che esso, al di là di tutte le varie cose che si frappongono, sia indirizzato a Dio.
Da “L’imitazione di Cristo”
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