La bellezza è negli occhi di chi contempla

Lunedì dell’ultima settimana dell’anno liturgico

Lunedì dell’ultima settimana dell’anno liturgico

Mt 24, 42-44

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.

 

Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

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Vegliate: state svegli, anche la notte. Anche quando vi verrebbe di chiudere gli occhi e abbandonarvi al sonno o alle tentazioni della vita. Ricordatevi di restare vigili e attenti.
Vegliate prendendovi a cuore chi è più debole o chi è più piccolo. Vegliate proteggendo chi amate e chi ancora non conoscete. Vegliate e vigilate che voi non lo sapete, ma già oggi può essere la vigilia di qualcosa di inedito della vostra vita.
Vegliate mentre chi vi accompagna nel cammino è addormentato e non prende in mano la sua vita: prendetelo voi per mano e guidatelo. Vigilate su chi anziano o stanco non riesce a tenere gli occhi aperti. Fategli il grande dono della vostra custodia in modo che sperimenti l’accoglienza e il calore di un abbraccio.

Vegliate: tenete accesa una piccola fiaccola di speranza per coloro che si affacciano sulla vostra vita.
Siate voi la speranza, la testimonianza di quell’amore grande che tanti attendono, ma non riconoscono.

Tenetevi pronti perché il Figlio dell’Uomo è arrivato. E’ arrivato attraversando un confine freddo e gelido, è arrivato senza scarpe, è arrivato su quella barca, è arrivato tra i banchi di scuola. Il Figlio dell’Uomo è arrivato come è arrivato quella notte di Natale in una mangiatoia. Senza avvisaglie, se non per i grandi lettori del cielo. E’ arrivato in silenzio, senza disturbare, per essere accolto, riscaldato, custodito, coccolato.

Noi “non sappiamo” e facciamo fatica a “cercare di capire”. Non ci proviamo neppure a capire come tante parole possano essere la realtà, eppure teoricamente siamo certi che sia così: che sia necessario chiedere al nostro corpo e al nostro spirito di superare la stanchezza, il desiderio di solitudine, di comodità e di alzarci e reagire. Non facendo cose strepitose, ma iniziando ad amare spassionatamente l’altro che mi è già accanto e che è già abitato da Gesù. Al punto da stare svegli nelle notti buie per portargli luce.

Ti consegniamo la nostra debolezza Signore, perché nelle Tue mani divenga forza buona, tenacia e perseveranza.

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