Matteo 6, 16 – 18
E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu
digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
In Quaresima siamo chiamati a un cambiamento interiore e la Chiesa suggerisce come strumenti alleati il digiuno, la preghiera e l’elemosina.
Gesù, però, con fermezza ci mette in guardia dal non cadere nella tentazione di compiere queste opere secondo quella mentalità che spesso distingue il nostro modo di fare. Sotto accusa non è tanto il gesto in sé, quanto piuttosto la motivazione con cui si agisce. Infatti, persino l’azione più generosa, se compiuta con una finalità distorta, non è più opera buona ma malvagia.
Lo ricorda anche San Paolo quando afferma che se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
A quale cambiamento siamo chiamati allora? Quale senso dare ai nostri gesti? Gesù – ancora una volta durante questa settimana – ci invita a tenere lo sguardo fisso sulla relazione con il Padre, a cercarlo nel luogo più intimo che ci abita, nel segreto.
Ogni azione, ogni sacrificio, fossero anche i più piccoli, se fatti per il desiderio di cercare di corrispondere all’amore del Padre, allora trovano il
loro senso più vero e aprono la strada a un’autentica conversione quaresimale.
Signore, insegnami a essere generoso,
a servirti come Tu meriti,
a dare senza contare,
a combattere senza pensiero delle ferite,
a lavorare senza cercare riposo,
a prodigarmi senza aspettare altra ricompensa,
con la coscienza di fare la Tua santa volontà.
Amen.
Sant’Ignazio di Loyola
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