La bellezza è negli occhi di chi contempla

Martedì della IV settimana di Avvento

Martedì della IV settimana di Avvento

Mt 19, 23-30

Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».

 

 

A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». 

 

Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».

 

Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». 

 

E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla
rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

 

 

Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.

#radicalità #mendicanti #essenziale #fedeautentica #centuplo 

Questo brano di Vangelo da sempre ci richiama alla radicalità della fede. Gesù tiene questo discorso allora, forse come oggi, assolutamente controcorrente, anche perché la ricchezza era in
quella cultura segno della benedizione di Dio, proprio come i figli. Di fronte alle sue affermazioni, infatti, i discepoli sono sconvolti e si chiedono chi possa salvarsi.

Gesù ci sta chiedendo, anche oggi, non tanto di essere poveri, quanto di essere “mendicanti”; ci chiede di non avvinghiarci alle cose materiali, ma anche alle nostre convinzioni, alle nostre
certezze, ma di affidarci all’essenziale: l’amicizia con Lui.

Spesso noi rimaniamo affascinati da questa radicalità, che magari respiriamo in alcuni luoghi più di altri (penso ad alcuni monasteri …), ma poi come Pietro subito pensiamo a quanto abbiamo già
fatto e diciamo “Cosa dunque ne avremo?”.

La radicalità dell’affidamento non si chiede quale sarà la ricompensa, non misura quali “rinunce” abbiamo fatto rispetto al mondo per essere credenti o rispetto ai nostri egoismi per essere
evangelici.

La fede autentica ci fa intuire che, anche se l’incertezza umanamente ci spaventa e rende fragili, spesso ci rende più autenticamente fratelli. La fede semplice ci fa puntare lo sguardo non tanto su ciò a cui il mio io rinuncia, ma al guadagno per eccellenza: la vita eterna, l’amicizia con Gesù, la sua promessa di esserci sempre accanto.
Solo così il Regno di Dio sarà dentro di noi, anche laddove non è così visibile e sembrerebbe, ad occhi meramente umani, più una rinuncia che il “centuplo quaggiù”.

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