La bellezza è negli occhi di chi contempla

Martedì della V settimana di Quaresima

Martedì della V settimana di Quaresima

 Giovanni 6, 63b-71

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.

 

E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

 

 

Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.

 

Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Gesù riprese: «Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!». Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici.

#SCELTInonostantetutto #Eucarestia 

Impossibile non risentire in chiave personale queste righe del Vangelo, tutte incentrate sulla Parola – che è spirito e vita – e sull’Eucaristia (questi versetti sono la conclusione del discorso sul Pane della vita).
Gesù si è rivelato a noi, ci ha scelti, pur conoscendo le nostre fragilità, le nostre debolezze, pur sapendo che avremmo vacillato e che nei momenti di difficoltà, forse, non avremmo mantenuto così salda la nostra fede. Ci ha scelti, nonostante tutto, si è rivelato nella sua Parola e ci ha profuso abbondanti doni di cui rendere grazie, ma soprattutto non si è tirato indietro di fronte al nostro possibile fallimento, perché questo è l’amore vero.

Di fronte a questa fiducia smisurata in noi, da che parte scegliamo di stare?
Torniamo indietro forse più increduli che spaventati?
Oppure scegliamo di rispondergli con Pietro “Signore da chi andremo?”, con la certezza nel cuore che nonostante noi, egli è sempre lì e ci accompagna con parole di vita eterna, cioè con un sostegno a volte intangibile, ma amorevole e costante, come quello di un padre che intuisce quando hai bisogno di essere preso per mano e quando di essere guardato solo da lontano.

Meditiamo la bella omelia di Giovanni Paolo II, proferita il 10 agosto 2020, alla conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù.
“Nella domanda di Pietro: “Da chi andremo?” c’è già la risposta circa il cammino da percorrere. È il cammino che porta a Cristo. E il Maestro divino è raggiungibile personalmente: è infatti presente sull’altare nella realtà del suo corpo e del suo sangue. Nel sacrificio eucaristico noi possiamo entrare in contatto, in modo misterioso ma reale, con la sua persona, attingendo alla sorgente inesauribile della sua vita di Risorto. Questa è la stupenda verità, carissimi amici: il Verbo, che si è fatto carne duemila anni fa, è presente oggi nell’Eucaristia. Per questo l’anno del Grande Giubileo, in cui stiamo celebrando il mistero dell’Incarnazione, non poteva non essere anche un anno “intensamente eucaristico” (cfr  Tertio millennio adveniente , 55).

L’Eucaristia è il sacramento della presenza di Cristo che si dona a noi perché ci ama.
Egli ama ciascuno di noi in maniera personale ed unica nella vita concreta di ogni giorno: nella famiglia, tra gli amici, nello studio e nel lavoro, nel riposo e nello svago. Ci ama quando riempie di freschezza le giornate della nostra esistenza e anche quando, nell’ora del dolore, permette che la prova si abbatta su di noi: anche attraverso le prove più dure, infatti, Egli ci fa sentire la sua voce.

https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/2000/documents/hf_jp-ii_hom_20000820_gmg.html

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