Matteo 5, 17-19
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
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Ci è capitato di incontrare persone che ritenevano la vita cristiana un peso gravoso, fatto di divieti e imposizioni. Un sistema di prescrizioni, a partire dai dieci comandamenti, i precetti della Chiesa eccetera. Ci colpiscono le antiche prescrizioni rituali cui accennano i vangeli, minuziose ed eccessive.
Però Gesù ci dice che la sintesi della “legge e i profeti” è amare il Signore e il prossimo.
La pagina di vangelo di oggi ci mostra che non c’è opposizione tra legge e libertà: il fondamento della legge è l’amore. Anzitutto l’amore di Dio per noi; perciò la legge diventa un aiuto, un mezzo col quale Dio ci indica la strada per vivere meglio ed essere felici.
Nel matrimonio la nostra stessa esperienza ci dice che di fatto noi stessi ci diamo delle regole per imparare ad amare di più il nostro sposo, la nostra sposa, cercando di fare o non fare certe cose che riconosciamo che ci insegnano ad amare fino in fondo, a vivere bene il matrimonio.
Anche papa Francesco ce ne ha indicato una: “grazie – scusa – permesso“; e san Pietro ci suggerisce “non tramonti il sole sulla vostra ira“.
Per gli sposi è una regola chiara ed efficace: mai addormentarsi arrabbiati. Così ci si risveglia felici!
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