La bellezza è negli occhi di chi contempla

Mercoledì della III settimana di Avvento

Mercoledì della III settimana di Avvento

Matteo 15,10-20

Poi riunita la folla disse: «Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo!».
Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: «Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?». Ed egli rispose: «Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata. Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!».

 

 

Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola». 

 

Ed egli rispose: «Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l’uomo.

 

 

Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l’uomo».

#impuritàlegaleEMorale #dalCuore 

Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo!

A proposito dell’impurità delle mani, obiettata dai farisei, Gesù prende in considerazione la questione più generale dell’impurità attribuita dalla legge a certi alimenti e insegna a posporre l’impurità legale a quella morale, la sola che importa veramente.

Il fulcro dell’insegnamento di Gesù non è legato a semplici abluzioni, non sta nel mangiare senza lavarsi le mani… (Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo); ma è legato ai sentimenti che nascono dal cuore. Ci invita infatti ad allontanarci dai propositi malvagi …le false testimonianze (ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo!) per avere un cuore attento all’altro con pensieri e atteggiamenti di benevolenza, accoglienza e condivisione.

Lo stesso insegnamento viene anche a noi oggi, che non dobbiamo essere schiavi delle tradizioni, come i farisei.

Chiediamoci allora: “Di cosa viviamo? Di infinite abluzioni o di qualcos’altro?”

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