Matteo 26, 14-16
Uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.
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Oggi protagonista del Vangelo è Giuda, colui che ha scelto di tradire Gesù in cambio di trenta monete d’argento.
Sarebbe troppo semplicistico “bollarlo” come traditore, chiudendo in questo modo qualsiasi riflessione.
Questo personaggio del Vangelo, però, ci sprona a guardarci dentro e a capire quanto noi viviamo la fedeltà nella nostra vita.
Quanto siamo capaci di rimanere noi stessi di fronte alle questioni che attraversano la nostra quotidianità?
Nelle nostre relazioni di amicizia e nel rapporto con coloro con cui condividiamo il nostro tempo riusciamo a mantenerci fedeli, anche quando subiamo delusioni e amarezze?
Riusciamo a stare saldi nella nostra parola?
È una bella sfida che ci viene posta!
Facciamo esperienza di quanto sia difficile- se non impossibile- mantenere la parola, soprattutto nei momenti di insoddisfazione e fallimento.
Ecco che si fa sempre più chiaro che la chiave di volta sta rimanere fedeli nella Parola di un Signore che si dona a noi e si compromette in nostro favore.
“Poiché buono è il Signore,
eterna la sua misericordia,
la sua fedeltà per ogni generazione” (Salmo 100,5)
In nome di questa fedeltà possiamo guardare con fiducia al nostro stare nel mondo, consapevoli che possiamo sempre contare sul sostegno e la vicinanza di un Signore che si inchina verso di noi.
Sta a noi rimanere “ancorati in Cristo”, come suggerisce il titolo delle riflessioni quaresimali di Padre Roberto Pasolini.
Nella giornata di oggi meditiamo su una frase di Ernesto Olivero: “La fedeltà è la chiave della vita”. Un invito a metterla in atto come stile di vita per poter affrontare le prove che la nostra esistenza ci pone do fronte.
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