Mc 9, 33-37
Il Signore Gesù e i discepoli giunsero a Cafàrnao.
Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?».
Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Il brano di oggi descrive quanto sia difficile sintonizzare il nostro cuore sulle frequenze di quello di Gesù!
Protagonisti sono i Dodici, proprio coloro che lo hanno conosciuto, dopo aver abbandonato tutto per Lui ed essersi messi alla sua sequela. Ci rendiamo però conto che queste scelte non sono altro che il punto di partenza: è necessario andare più in profondità e lasciarsi attrarre e guidare
dallo stile di Gesù.
Gli stessi Apostoli mostrano la loro umanità e debolezza, cadono nella trappola di cercare un riconoscimento sociale, chiedendosi l’un l’atro chi sia il più grande all’interno del loro gruppo. Ma il cuore dell’insegnamento che Gesù propone capovolge questa visione perché è posto sul servizio, sulla disponibilità di ciascuno a non ricercare le “luci della ribalta”, ma nel mettersi a disposizione gli uni degli altri.
Un invito ad essere segni luminosi nella vita di tutti giorni, ma ad esserlo in maniera delicata e umile, quasi nascosta. Una dolcezza che sarà possibile attuare nei confronti dei nostri familiari, dei nostri compagni di lavoro e verso coloro che incontriamo lungo il nostro cammino.
Mi torna in mente una frase di San Giuseppe Marello che affermava: “Siate straordinari nelle cose ordinarie e siate certosini in casa e apostoli fuori casa”.
La proposta che ci viene fatta è alquanto esigente, può anche spaventare, potremmo anche sentirci inadeguati. Significa morire a noi stessi e vincere il nostro egoismo. L’atteggiamento a cui ci invita Gesù è quello di avere un animo da fanciullo capace di accogliere con stupore e gioia ciò che ci parla di Lui, lasciandosi illuminare dalla sua Parola. Un invito a lasciarsi plasmare da Dio, fiduciosi nel suo Amore di Padre che ha a cuore il nostro BENE e realizzerà la sua Promessa di Felicità nella nostra vita.
Affidiamoci a Maria, esempio di disponibilità e donazione recitando un passo di una preghiera di San Giovanni Paolo II:
Santa Maria, Madre di Dio,
conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente.
Dammi un cuore semplice, che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze.
Ottienimi un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione.
Un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male.
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