Complice un’estate meno impegnata del solito e la chiusura estiva degli asili nido, ho avuto la possibilità di partecipare ad alcune gite. Destinazioni non troppo lontane da casa, partecipanti: io, i miei genitori e mio nipote di quasi tre anni.
C’è una prima Bella Notizia: mai, credo, avrei trascorso del tempo libero con i miei genitori per visitare, per esempio, il Santuario della Cornabusa a Sant’Omobonose non fosse stato per mio nipote. Nessun rancore antico o conflitti irrisolti; semplicemente né a me né a loro sarebbe mai spuntata l’idea di dire: “È un venerdì di agosto, siamo tutti a casa, andiamo a fare un giro prima di pranzo”. Invece, Gabri (il nipote) ci porta a stare insieme, riunisce la famiglia e fa riscoprire a tutti noi la bellezza di momenti di gioiosa semplicità trascorsi insieme.
La seconda Bella Notizia centra invece proprio con la scoperta e la sorpresa. Una volta scesi dall’auto e liberato Gabri dal mal sopportato seggiolino, inizia un’esplorazione senza fine. Ed è lui a guidarla. Ogni angolo, ogni animale, ogni oggetto poco igienico trovato a terra è una scoperta, fonte di sorpresa e meraviglia. Tutto è indicato con il dito teso e il respiro trattenuto. E anche l’adulto si ritrova a partecipare allo stupore, a indicare fiori, sassi, porte ruvide e scrostate che in altre occasioni sarebbero a malapena entrate nel suo campo visivo.
È questa, credo, una delle caratteristiche dell’essere figli, che è quello che siamo ma anche la vocazione di ognuno di noi. Un figlio sa alcune cose ma tante altre non le sa, perché mai le ha viste e desidera esplorare. Un figlio è aperto alla scoperta e alla sorpresa, non quella del vedere un luogo unico e misterioso quanto quella di vedere unicità e mistero nel giardino di casa. Un figlio gode del dono inaspettato di un sasso che lascia un segno rosso, meraviglia, su un muretto.
Andrea
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