I miei giorni in lockdown: pensieri sparsi.
I giorni passano tutti uguali, giro per casa, conosco i posti dove abitano i ragni, sfuggiti alle lame rotanti di Wonder Wife.
La mansarda è diventata la bottega di un artigiano tutto fare, riparo biciclette, costruisco mobili riciclando pezzi di legno, riprendo libri delle
scuole superiori, prima odiati ora pezzi di un puzzle che non riesco mai a finire.
Il vocabolario si arricchisce di una nuova parola, “smart working“, ieri sembrava un futuro lontanissimo, di colpo si fa presente, si cominciano in maniera importante ad abitare le piazze virtuali: ci vediamo su zoom.
La messa passa attraverso la tv e i canali social.
D’improvviso è come trovarsi a vivere in un nuovo mondo: mascherina, distanza sociale, sanificazione degli ambienti, bollettino quotidiano.
Smarriti e persi, si toccano con mano le parole del Papa, “abbiamo pensato di viveri sani in un mondo malato“. Molti CRL-ALT CANC per cancellare le attività del passato e pensare in modo nuovo.
Ho scoperto in questo periodo, merito di mia moglie, la preghiera del rosario, e quella dimensione “Maria”, rispetto alla mia dimensione “Marta” predominante: il silenzio, l’ascolto, la meditazione.
Ho scoperto il tempo lento del quotidiano, i ritmi meno frenetici.
Resetto e imposto la vita.
Messa mattutina del Papa dalla cappella di Santa Marta, una chiesa piccola pochi presenti e un Papa molto vicino, il “nonno” che ti insegna la vita, con le parole della fede, e la forza dell’esperienza.
Lavoro, pranzo in famiglia, il dopo lavoro da reinventare laboratori fatti insieme.
In questo tempo, in cui siamo stati da nessuna parte, giravo con un taccuino su cui appuntavo parole, pensieri, stancavo i ricordi, nei miei viaggi tra cucina e soggiorno con andate e ritorni, e una finestra sul mondo.
Un passo del vangelo risuona nel cuore e rimbalza nei miei pensieri:
“Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.” (Giovanni 15,19)
Per me è sempre stato un versetto difficile, ma il Papa (omelia del 16/5/2020) ha reso “masticabile” anche per me, che non la LECTIO DIVINA ho sempre avuto difficoltà.
Credo che noi possiamo domandarci: qual è lo spirito del mondo? Cosa è questa mondanità, capace di odiare, di distruggere Gesù e i suoi discepoli, anzi di corromperli e di corrompere la Chiesa?
La mondanità è una cultura; è una cultura dell’effimero, una cultura dell’apparire, del maquillage, una cultura “dell’oggi sì domani no, domani sì e oggi no”. Ha dei valori superficiali. Una cultura che non conosce fedeltà, perché cambia secondo le circostanze, negozia tutto. Questa è la cultura mondana, la cultura della mondanità.
E Gesù insiste a difenderci da questo e prega perché il Padre ci difenda da questa cultura della mondanità. È una cultura dell’usa e getta, secondo quello che convenga. È una cultura senza fedeltà, non ha delle radici. Ma è un modo di vivere, un modo di vivere anche di tanti che si dicono cristiani. Sono cristiani ma sono mondani.
In questa cultura del selfie, ci sono anch’io, ci nuoto alla grande, e nella distrazione di massa a volte mi perdo ma lo Spirito Santo e la correzione fraterna mi aiutano a riprendere il cammino.
In rete trovo questa bella frase di Sant’ Agostino, commentando il versetto di Giovanni, dice:
“Anche i discepoli erano nel mondo e ne furono scelti perché non ne facessero più parte; furono scelti non per i loro meriti, perché essi non avevano precedentemente compiuto alcuna buona opera, ma furono scelti per una gratuita concessione, cioè non trovò già buoni quelli che scelse, ma li fece buoni, scegliendoli”
E forse il nocciolo è tutto qui: il Signore mi ha scelto, ma la mia conversione non è stata quella di San Paolo, un prima e un dopo, ma un “durante” con le mie cadute e le mie riprese, le mie domande senza risposte, il mio cuore sordo, i miei occhi aperti sul mondo, ma ogni giorno ringrazio il Signore, per mia moglie, per la vita, per le persone che mi fa incontrare, per gli amici che nessuno potrà mai prestarmi.
Nel quotidiano, vivo la mia missione a km 0, nel mio pezzo di mondo, fatto di una parrocchia provo a vivere il mio essere cristiano, seguendo le indicazioni del Papa: il cristiano si propone ma non si impone.
Aurelio
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