È questo il titolo di copertina di un settimanale nel 50° anniversario della costituzione di Agesci, l’associazione Scout femminile e maschile cattolica italiana.
Riconoscibili per le camice azzurre, fazzolettone al collo e pantaloni corti (anche quando fa freddo!), spesso e giustamente gli scout vengono associati al vivere nella natura; un immergersi nell’ambiente che ha il sapore di avventura, di gioco, impegno, sfida, responsabilità.
E così uno dei capisaldi educativi (“si impara facendo”) trova nel rapporto con il mondo che ci circonda, sia naturale che urbano, una condizione essenziale per sperimentarsi e mettersi in gioco.nei giovani c’è il bene del futuro
In un tempo come il nostro dove è facile cadere nel pessimismo pensando alle giovani generazioni (e di motivi per esserlo potremmo riempire dei libri), ci si può stupire nell’incontrare molte giovani donne e uomini, insieme ad adulti stagionati, che continuano a scommettere sullo “stile scout”, dove nell’aiuto reciproco si imparano la collaborazione e la solidarietà, nel confronto per accordarsi in gruppo ci si allena al dialogo e la tutela della pace, nel vivere e pregare insieme si sperimenta l’essere Chiesa, nell’immersione nella natura maturano la cura e il rispetto, la vicinanza di qualcuno più grande favorisce la conoscenza di sé e la fiducia.
Questo impegno per quale obiettivo? Sperimentare e far sperimentare una vita buona e felice dal forte risvolto politico, cioè capace di influire sul bene e felicità di tutti gli altri.
Utopia, pensando ai ragazzi e giovani di questa nostra società? Solo chi non coltiva la speranza è autorizzato a pensare così. Ma chi ha occhi per guardare e cuore attento per accorgersi può esserne certo: nei giovani c’è il bene del futuro.
Don Davide, “baloo” assistente scout
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