La bellezza è negli occhi di chi contempla

Non chiamatelo maltempo, è crisi climatica

Non chiamatelo maltempo, è crisi climatica

Mentre scrivo queste parole sento il rumore del temporale e del vento che, da un momento all’altro, hanno sconvolto le soleggiate giornate ottobrine che stavamo vivendo in quasi tutta Italia. La televisione è accesa e tutti parlano di “maltempo”: “Maltempo, violenti nubifragi in Lombardia, Liguria e Toscana”, “E’ ancora allerta maltempo su tutta l’Italia per un’intera settimana”, oppure anche “Maltempo, l’Italia è un territorio fragile”.

Siamo davvero sicuri che questo sia maltempo? Oppure è una parola che viene usata per nascondere e camuffare una realtà più scomoda e difficile da accettare? Ondate di calore, alluvioni, siccità e incendi sono solo alcuni dei segnali dell’intensificarsi degli impatti del cambiamento climatico, ma nonostante ciò, i media italiani parlano ancora troppo spesso di “maltempo” invece che di crisi climatica e quando raramente ne parlano, solitamente ne omettono le cause e le relative soluzioni.

La scorsa estate, il Climate Media Center, un gruppo di esperti a supporto di media e ricercatori nella comunicazione dei cambiamenti climatici che è nato per contribuire a migliorare l’accuratezza e l’efficacia dell’informazione sul clima in Italia, aveva scritto una lettera aperta indirizzata ai giornalisti italiani dicendo che “non parlare delle cause
e non spiegare le soluzioni rischia di alimentare l’inazione, la rassegnazione o la negazione della realtà, traducendosi in un aumento dei rischi per le nostre famiglie e le nostre
comunità, specialmente quelle più svantaggiate. Per queste ragioni, invitiamo tutti i media italiani a spiegare chiaramente quali sono le cause della crisi climatica e le sue soluzioni, per dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggiore fiducia nel futuro.

 

Una corretta comunicazione è necessaria per comprendere questa crisi e, quindi, per reagire e agire.
Come tutti abbiamo drammaticamente visto, negli ultimi giorni, il ciclone Ciaran ha avuto pesanti anche conseguenze sull’Italia dove, solo nell’ultima settimana, ci sono stati più di 50
nubifragi secondo i dati dell’European Server Weather database e forti piogge, venti e nevicate. Alcune delle regioni più colpite sono state la Toscana, la Lombardia, il Triveneto e
la Campania, dove si sono verificati nubifragi e allagamenti devastanti; il bilancio più drammatico è sicuramente quello registrato dalla Regione Toscana, dove ci sono state
addirittura 6 vittime.

Questi dati sconcertanti non possono essere analizzati con superficialità, non possono essere attribuiti al “maltempo” o chiamati “anomalie”. Infatti, tutto questo, giorno dopo giorno, sta diventando purtroppo sempre più normale: è la diretta e ovvia conseguenza dell’inazione dell’umanità nei confronti della crisi climatica.

La mia grande paura è che ci si stia abituando anche a questi avvenimenti, agli interi paesi distrutti, agli sfollati, alle sempre più numerose vittime di queste catastrofi ambientali. Ho il timore che ci adegueremo e rassegneremo anche a questo, pur di non cambiare stile di vita e di consumo e di non sacrificare i propri egoismi. Ho paura che procrastineremo fino ad arrivare al punto di non ritorno definitivo.

Tutto questo è reso lecito nella narrazione che la maggior parte dei media fa, non volendo accettare la scomoda verità della crisi climatica, scaricando la nostra responsabilità su qualcosa o qualcuno di non ben definito.

Penso che tutti noi possiamo fare la nostra piccola parte, cambiando la narrazione su questi temi. Siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico: un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone. Possiamo farlo, certamente, anche attraverso una corretta comunicazione.

Gaia Sironi

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