Un sabato invito un amichetto di mio figlio a casa a giocare, sua mamma quando viene a prenderlo si ferma per un caffè e due chiacchiere. Lei è polacca, il marito della Repubblica Ceca. Siamo finite a parlare di cibo e lei si meravigliava che io non avessi mai preparato in vita mia i cetrioli sotto aceto. La sua espressione stupita ed incredula mi ha portato anche a chiedermi come mai non ne avessi mai avvertito nemmeno la necessità, per lei era normale e scontato far crescere cetriolini nei vasi e poi utilizzarli nelle ricette.
Divertita e incuriosita, mi son messa a pensare cosa per me fosse normale, ma potrebbe non esserlo agli occhi di altre persone. Ci sono tantissimi esempi. Il cibo e’ la cosa piu’ semplice: ad esempio qui ci sono varieta’ incredibili di patatine, a Natale si trovano anche quelle al gusto tacchino con aromi o aragosta. Per gli inglesi te’ e caffe’ si bevono col latte, tanto che se non lo vuoi bisogna specificare.
Qui è normale arrivare in anticipo, cosa per me molto difficile! E ci si mette tutti in fila ordinatamente, sia per acquistare il fish and chips, sia per aspettare di salire sul bus, sia per uscire dalle panche della Chiesa per ricevere la Comunione.
Anche se vivo in un paesino della campagna, è abbastanza normale sentire pronunciare l’inglese con diversi accenti e se se ne riconosce l’origine si puo’ cercare di chiedere la provenienza. Ho conosciuto qui italiani originari del paese confinante col mio e ovviamente persone provenienti da svariati paesi: chi ha lasciato Hong Kong quando c’erano le proteste, chi abitava nelle colonie e si e’ semplicemente spostato, chi e’ venuto qui in cerca di lavoro o attratto dalla cultura inglese.
Insomma qui si possono ascoltare i racconti diretti dei fatti che magari abbiamo ascoltato alla radio o visto in tv.
Anzi, quando succede qualcosa, viene sempre in mente qualcuno cui mandare un messaggino per sapere se la famiglia o gli amici stanno bene.
E’ capitato in questi giorni con la amica turca, che ci ha girato il contatto di una associazione affidabile che raccoglie fondi per il terremoto. O, appena scoppiata la guerra in Ucraina, una amica polacca mi aveva raccontato la telefonata coi suoi genitori che vivono al confine con l’Ucraina.
E’ interessante. Molto. Ci si parla e confronta. E comunque è molto più facile trovare similitudini che differenze.
Si coltiva la curiosità e ci si confronta. E si prende spunto.
Avendo la possibilità di confrontarsi un po’ più drasticamente, si può capire più facilmente che ciò che è normale per me non lo è per l’altro e le differenze ci arricchiscono. E a volte ci cambiano. Non e’ vietato far propria l’usanza locale o di altre persone.
La cosa importante è esserne consapevoli.
Sapere chiaramente che come ci comportiamo, vestiamo, mangiamo, usiamo il tempo ecc. è in realtà frutto di convenzioni sociali legate alla comunità in cui siamo cresciuti. Nel momento in cui diventiamo coscienti di ciò, le nostre abitudini smettono di essere qualcosa che subiamo e diventano una scelta. In quanto tale, puo’ essere modificata, migliorata o mantenuta identica, ma lo stiamo decidendo noi.
Questo discorso vale per le democrazie. Ne consegue che poter scegliere la propria unica normalità è un privilegio che non tutti si possono permettere. Quindi va riconosciuto, bisogna esserne fieri e grati.
Maria, from GB
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