La bellezza è negli occhi di chi contempla

Oceani di plastica

Oceani di plastica

I problemi

Un’immensa distesa di detriti galleggiante nel Nord dell’Oceano Pacifico, compresa tra le coste del Giappone e quelle di Hawaii e California, che è mantenuta coesa dalla zona di convergenza subtropicale. È la più grande delle cinque zone di accumulo di plastica in mare aperto negli oceani del mondo: la sua estensione, secondo alcune stime, potrebbe raggiungere tre volte la superficie della Francia, o due volte quella dello stato del Texas.

Questo è solo l’esempio più lampante e massivo della presenza di plastica in mare. Tuttavia, è presente in molti altri mari ed oceani.

Il materiale plastico, definito non biodegradabile a causa dei lunghi tempi di degradazione (che variano dalle decine di anni per sacchetti e stoviglie, fino alle centinaia e persino alle migliaia di anni per bottiglie e altri rifiuti), comporta differenti problematiche in relazione alle diverse grandezze in cui si presenta, determinate dagli stadi di decomposizione.

Macroplastiche: rifiuti tal quali che hanno raggiunto il GPGP tramite correnti. Il rischio maggiore che esse comportano è nei confronti della fauna marina, causando ostruzione alla crescita e soffocamento per ingestione o per cattura. Senza contare, chiaramente, la deturpazione del paesaggio (per esempio le coste colme di residui plastici).

Microplastiche: tutt’ora oggetto di ricerca, queste plastiche, a causa delle dimensioni nell’ordine di centinaia di micrometri fino a qualche millimetro, hanno la peculiarità di trasportare agenti inquinanti (come PCB, IPA, BPA), i quali possono accumularsi nei tessuti degli organismi acquatici e, risalendo la catena trofica, anche nell’uomo.

Nanoplastiche: anch’esse sotto i riflettori della comunità scientifica, che sta valutando potenziali effetti di particelle plastiche nanometriche, che sembrano essere in grado di interferire a livello biologico negli organismi, penetrando le cellule animali.

Le soluzioni

Ocean Cleanup

Organizzazione no-profit che ha brevettato dei sistemi di pulizia dai rifiuti nel Pacifico (GPGP) e di intercettazione di plastica nei fiumi prima che essi raggiungano l’oceano. Date un occhiata al sito per scoprirne di più!

Bioplastiche

L’industria delle bioplastiche e dei biopolimeri ha trovato sempre maggior terreno fertile per il suo sviluppo e l’impiego di questi prodotti, biodegradabili e compostabili, sta gradualmente sostituendo le plastiche non biodegradabili.

Molte aziende hanno adottato imballaggi in bioplastica compostabile per confezionare e vendere i propri prodotti, in modo da ridurre i loro impatto ambientale – e chiaramente per rimanere competitivi sul mercato.

 

Stop alla plastica monouso!

Anche dal punto di vista legislativo sono stati presi provvedimenti; da qualche anno si discuteva riguardo la direttiva che avrebbe dovuto abolire gli articoli in plastica “usa e ietta”. E finalmente ci siamo! Dal 14 Gennaio 2022 è entrata ufficialmente in vigore anche in Italia la direttiva europea Sup (Single Use Plastic), che si pone come obiettivo quello di ridurre l’uso della plastica monouso, non biodegradabile e non compostabile.

 

Cosa possiamo fare noi

Differenziare i rifiuti plastici

Il corretto conferimento dei suddetti nella raccolta della plastica gioca un ruolo importante nella gestione dei rifiuti e nell’evitare l’inquinamento da parte di questi materiali. In gran parte della penisola questa pratica è la normalità, ma diversi comuni non sono ancora del tutto allineati. Si aggiunge poi il dubbio che la plastica venga effettivamente conferita correttamente.

Ma questa pratica sarà sufficiente? È importante tenere a mente che non tutti i rifiuti plastici che vengono differenziati vengono poi riciclati.

 

Non acquistare plastica (!)

Il modo migliore rimane: evitare l’uso e di conseguenza la produzione del rifiuto plastico. Evitare di acquistare, quanto più possibile, imballaggi di plastica è la via per permettere una più rapida azione di bonifica: se non si acquista plastica, l’offerta decresce, la produzione cala (e si sposta su produzioni alternative) e come diretta conseguenza i rifiuti cessano di aumentare.

Sommando pratiche di rimozione dei rifiuti già presenti si può realmente raggiungere un ottimo risultato.

Ma senti, qual è il motivo che ti spinge ad acquistare queste scatolozze?

È una questione di comodità? O è solo pigrizia? Oppure quel frutto che vuoi in quel momento “c’è solo confezionato”? Fai la collezione di scatole in plastica?

Non ce l’hai un coltello per farti una macedonia? O hai paura di usarlo?

 

Volontariato

Sono presenti diverse realtà ed organizzazioni no-profit (già le conosciamo) che si occupano di radunare centinaia di volontari ed organizzare delle mega – raccolte di rifiuti plastici nelle città e sulle coste, rimuovendo dalle centinaia alle migliaia di rifiuti e generando, con un’azione apparentemente alla portata di tutti, una grande opera di salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo, della fauna che lo abita e della nostra stessa salute.

 

Matteo, laureato in Scienze ambientali

 

FONTI

https://www.efsa.europa.eu/it/news/microplastics-and-nanoplastics-food-emerging-issue

https://theoceancleanup.com/

https://www.nationalgeographic.org/encyclopedia/great-pacific-garbage-patch/

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