Domani è il principio di tutto, senza il quale nulla sarebbe.
Il Vangelo di Giovanni si apre proprio così: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle
tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”. (Gv 1, 1-5)
Anche l’antico testamento, la Bibbia intera, si apre con: “In principio Dio creò il cielo e la terra.” (Gen 1, 1)
Ed allora, visto che siamo in tema, mi sono fatto ispirare proprio dal Vangelo di Matteo ascoltato domenica 13 novembre scorso -principio dell’Avvento ambrosiano- e da una bella riflessione di Ermes Ronchi, “La beatitudine degli oppositori”
Gesù annuncia catastrofi ed ammonisce i suoi, che nessuno li inganni. Non proprio una bella notizia.
Dov’è infatti la buona notizia su Dio e sull’uomo in questo Vangelo di catastrofi, in questo balenare di spade e di pianeti che cadono?
Siamo più che mai sopra il crinale ripido della storia: da un lato il versante oscuro della violenza, il cuore di tenebra che distrugge; dall’altro versante la tenerezza che salva, terra di pace dove “neppure un capello” andrà perduto. (Lc 21, 18)
Un Vangelo così denso non anticipa le cose ultime, svela il senso ultimo delle cose.
Dopo ogni crisi ecco un punto di rottura, un tornante che apre una breccia di speranza.
Verranno guerre e attentati, rivoluzioni e disinganni brucianti, ansie e paure. Sarete traditi da chi amate di più, ma voi alzate il capo e risollevatevi.
Ma voi… bellissimo questo «ma»: una disgiunzione, una resistenza a ciò che incombe oggi nel mondo.
Ma voi, voi alzatevi: agite, non rassegnatevi, non omologatevi, non arrendetevi.
È la beatitudine degli oppositori.
Ringrazio il mio Signore, perché nel caos della storia il suo sguardo è fisso su di me, come un custode memore di ogni mio frammento.
E nulla di me è troppo piccolo, per lui. È l’infinita cura di Dio per l’infinitamente fragile, amante anche di un solo unico capello del mio capo.
Cosa c’è più affidabile di un Dio che si perde a contarti i capelli in capo? Che ama l’uomo nella sua interezza, uno solo dei capelli e tutto il suo mistero?
Mi piace pensare a questo Dio che si fa uomo, bambino veramente infinitamente fragile, nato dove nessuno avrebbe pensato, dove nessuno lo ha accolto, con sua mamma partoriente, in quel momento.
E mi piace pensare e mi commuove profondamene questo Dio che si mostra fragile dal principio, fin da quel principio, posa gli occhi su di me, su ciascun uomo, senza che nessuno glielo chieda, nel suo immenso amore gratuito.
Mi piace pensare alla bella notizia di domani, principio di tutto, perché domani è proprio vero che “ecco, il Cristo è qui”! (Mt 24, 23)
Fabio
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