La formazione scientifica improntata all’ambiente insegna non solo a riconoscere ed analizzare i problemi ambientali attuali, ma anche a porvi delle soluzioni, più o meno complesse, che prevedono azioni a diverse scale. A scala globale chiaramente si potrebbero osservare gli effetti più immediati e di maggior portata, per esempio azioni a livello di associazioni di stati, a livello di singoli governi o di grandi multinazionali. A scale inferiori, per esempio di una singola comunità o del singolo cittadino, gli effetti sono chiaramente meno immediati e visibili.
Tuttavia, una sinergia di questi interventi minori può fare la differenza e, come ormai abbiamo capito, grandi comunità di persone che condividono un ideale possono smuovere idee radicate da tempo. Il tutto, coadiuvato dalla comunità scientifica e da interventi di stampo più religioso e morale che, come nel caso dell’Enciclica, possono aiutare a divulgare informazioni valide, ma soprattutto a diffondere un comune senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente.
È sbagliato pensare che tutto sia lasciato al caso, in quanto i cambiamenti sono presenti e vivono in mezzo a noi, sono fatti di persone che hanno la forza di invertire la tendenza e la tenacia per sopportare chiunque remi contro. E anche le tecnologie permettono continui passi avanti, rivolti verso una sempre migliore coesistenza degli ambienti altamente antropizzati con quelli naturali.
È certo però che gli sforzi non siano attualmente sufficienti, dato il continuo aumento della necessità di attingere alle risorse che il pianeta ci offre, inclusa la capacità di assorbimento degli scarti che produciamo.
“Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche.” (LS 14)
“Ciò che è necessario è una transizione ecologica”. Essa è il processo di cambiamento, innovazione tecnologica, sociale ed economica della nostra società, in grado di portare ad un’evoluzione più sostenibile, rispetto all’attuale tendenza che l’uomo ha nei confronti dell’utilizzo del capitale naturale, il quale non va più inteso come una risorsa da sfruttare, nell’ottica di una un’economia lineare (classica), ma come un capitale da salvaguardare.
Si è assistito ad una vera e propria inversione di tendenza, quella che sembrava legare il crescente sfruttamento di risorse naturali con l’aumento del benessere della collettività.
Si assiste oggi ad un aumento del malessere, che cresce all’aumentare del depauperamento delle risorse non più sostenibile.
Questo malessere è tradotto in un aumento e diffusione delle malattie, compresi disturbi alle vie respiratorie e carcinomi causati dall’inquinamento, oltre che l’aumento previsto di ceppi di microrganismi patogeni risalenti a ere passate, rimasti intrappolati in profondi strati di ghiaccio attualmente a rischio di scongelamento.
Cosa serve per fare parte della transizione ecologica? Serve intraprendere un percorso, collettivo, orientando tutti insieme gli sforzi per cambiare le nostre cattive abitudini, per incrementare il riciclo di risorse, portando il sistema verso un regime di economia circolare dove ogni oggetto, prodotto o bene primario non diventerà uno scarto da seppellire, non causerà l’inquinamento dei nostri oceani e non estinguerà la nostra fauna e flora marina.
Ci sono oggi tanti stimoli davanti a noi, modelli da imitare, associazioni attive contro l’inquinamento del pianeta a cui aderire, abbiamo la possibilità di essere informati e consapevoli delle conseguenze di ogni nostra singola scelta; possiamo scegliere di essere sostenibili, il mercato non è più un ostacolo. Possiamo scegliere di non acquistare le mele nella vaschetta di plastica, possiamo scegliere di utilizzare i mezzi pubblici al posto dell’auto, o scegliere di investire in un mezzo meno impattante. Possiamo scegliere quali vestiti, quale e quanto cibo acquistare.
I mezzi ci sono, l’unico impedimento al cambiamento siamo noi stessi, il nostro scarso impegno, il nostro pensiero “tanto se lo faccio solo io a cosa serve”: non c’è nulla di più sbagliato! OGNI singolo passo verso una scelta sostenibile è un passo più lontano da un futuro segnato da scontri (“oro blu?”), carestie (“quanto ci piacciono gli insetti?”), malattia ed eventi estremi ed imprevedibili.
Insisto nel ribadire sempre che il cambiamento parte da ognuno. Ognuno di noi ha il potere di invertire la tendenza. Basta solo volerlo.
Da citare la forza dei ragazzi di Plastic Free, associazione che oggi conta moltissimi sostenitori e volontari sparsi in tutta la nazione. Questo l’esempio di una realtà vicina al nostro quotidiano, in modo da rendere comprensibile l’impatto che ogni singola adesione può avere a più ampia scala, potenzialmente anche globale.
Non restiamo a guardare, prendiamoci a cuore un impegno che possa aiutare l’ambiente in una qualsiasi delle sue forme e portiamolo avanti. E non meno importante, divulghiamo i nostri risultati con amici o parenti, il cambiamento parte da qui.
Matteo, giovane laureato in Scienze ambientali
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