La bellezza è negli occhi di chi contempla

Possiamo prenderci cura gli uni degli altri

Possiamo prenderci cura gli uni degli altri

«Alcuni ragazzi, soprattutto quelli destrutturati, non hanno i confini interni e quindi hanno la necessità che l’ambiente imposti i confini per loro. Vivere senza i confini è altamente disfunzionale e rende i bambini imprevedibili, sofferenti, provocatori, aggressivi. L’ambiente senza i confini non trasmette la sicurezza, non è prevedibile.»

Qualche giorno fa ricevo via mail queste parole, scritte da un’educatrice e riferite a un alunno di una delle classi in cui insegno. Sono parole che a una lettura veloce – a me è successo – suonano come unghie, corde che stringono, ortiche su piedi nudi. Ma come? Noi i ragazzi li dobbiamo spingere a sognare, a volare, devono poter nuotare con le sirene e scavare tunnel profondi fino ai tesori celati nel centro della terra. Noi i ragazzi li dobbiamo liberare.

Io sono d’accordo. La penso così. Ma un sasso si è infilato nella mia scarpa e mi ha accompagnato per qualche giorno. Mi è tornato in mente l’anno scorso, quando mi sono ritrovato a gestire un laboratorio di improvvisazione teatrale a scuola. Sono partito con l’idea che quello dovesse essere uno spazio libero, di gioia, di espressione di sé, di immersione nelle proprie emozioni. Io sono d’accordo con il me stesso dell’anno scorso, anche adesso. Non posso non ricordare, però, quante volte si usciva da quel laboratorio stanchi, sfiniti, sfatti. Perché? Non c’erano confini.

Se non ci sono confini, io posso entrare nel tuo spazio e schiacciarti i piedi. Posso prendere la tua aria e usarla per riempire il mio polmone sinistro. Posso perfino – ma pensa che stranezza – rubarti lo spazio di parola, rubarti la scena – letteralmente. Un ambiente del genere è disfunzionale e rende i ragazzi imprevedibili, sofferenti, aggressivi, per usare parole non mie.

Ma non volevo ragazzi felici? Non volevo ragazzi liberi? È forse questa la libertà? No, non credo. La libertà è solo in potenza fare quello che si vuole, permettersi di invadere terre non mie e occupare angoli dedicati ad altri. La libertà è prendere delle scelte e, una volta prese, darsi da fare per cercare di mantenerle, fin quando è possibile. Se scelgo di avere degli amici, non posso rubare il loro righello e spezzarglielo davanti agli occhi. Se scelgo di giocare a calcio, non posso acciuffare il pallone con le mani e mostrare quanto sono bravo a farlo rimbalzare sulla testa. Se scelgo di fare una passeggiata, non posso correre come un matto, tagliando rotonde e superando semafori rossi.

La Bella Notizia è che possiamo prenderci cura gli uni degli altri. Se un amico, un figlio, un alunno non vede un confine, possiamo compiere un atto di gentilezza e farglielo notare, possiamo insegnargli quel confine, tracciarlo con la matita verde. Possiamo educarci a vicenda. Lo facciamo per non condannarci alla solitudine. Per non trasformarci in potenti imperatori, unici e sommi dei, di un universo in cui nessun altro accetta di vivere.

Andrea

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