In questo venerdì di Quaresima, che precede la solennità dell’Annunciazione del Signore, incontriamo la gioia di lodare Dio per il dono del suo farsi uomo. Contempliamo l’umiltà di Cristo Gesù, che, pur essendo Dio, scelse liberamente di assumere la condizione umana, rinunciando alla sua volontà e al suo privilegio divino, per donare la salvezza a noi creature ferite dal peccato di disobbedienza dei progenitori, noi che nel nostro agire a volte ci facciamo guidare solo dalla nostra volontà.
Scrive san Francesco nelle Ammonizioni (FF147):
«Mangia, infatti, dell’albero della scienza del bene colui che si appropria la sua volontà e si esalta per i beni che il Signore dice e opera in lui».
L’inno di Filippesi sottolinea, invece, come Cristo: «svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini[…] umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce».
Come fare per diventare umili? Bisogna avere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù. Questo si compie in modo sempre più graduale con la preghiera e la meditazione della Sua Parola. Essa, quando è fatta propria, sgorga spontaneamente, perchè diviene la nuova identità del credente: ecco che, quando si parla con qualcuno, essa affiora spontaneamente alle labbra, illuminando con la sua forza l’ascoltatore; quando si progetta un cambiamento di vita, essa diviene la roccia su cui costruire la svolta, perché dà la giusta direzione alla vita; quando si agisce nel quotidiano, la figura di Gesù diviene il modello del nostro agire.
Ma essere discepoli di Cristo vuol dire anche conformarci a Gesù, uomo ingiustamente insultato e calunniato. Anche per noi ci sono occasioni in cui sperimentiamo il dolore e possiamo offrirlo a Cristo, perché lo trasformi in bene per la Sua Chiesa.
Infatti, ogni volta in cui riceviamo il corpo di Cristo Egli ci assimila a Sé, dandoci la forza di seguire il Suo esempio.
«Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine, ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile […]» (FF 144).
Ad Iesum per Mariam: la fede di Maria per la Sua Parola orienta anche il nostro sì. Come nella Vergine, la prima discepola del Figlio, la Parola si fa carne in noi e non ci lascia più. A Maria chiediamo l’aiuto per far nascere in noi il Verbo.
(Silvia R.)
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