La bellezza è negli occhi di chi contempla

Restiamo umani

Restiamo umani

“Il mio appartamento a Gaza dà sul mare. Ha una vista panoramica che mi ha sempre riconciliato il morale, anche quando ero affranto per la miseria a cui è costretta una vita sotto assedio. Prima di stamattina. Quando dalla mia finestra si è affacciato l’inferno. Ci siamo svegliati sotto le bombe oggi a Gaza, e molte sono cadute a poche centinaia di metri da casa mia. E molti miei amici, ci sono rimasti sotto. […] Avete presente Gaza? Ogni casa è arroccata sull’altra, ciascun edificio è posato sull’altro. Gaza è il posto al mondo a più alta densità abitativa, per cui se bombardi a diecimila metri di altezza è inevitabile che tu faccia una strage di civili. Ne sei cosciente e colpevole, non si tratta di errore, di danni collaterali. […] Ho una
videocamera con me ma ho scoperto oggi di essere un pessimo cameraman, non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in lacrime. Non ce la faccio. Non riesco perché piango anche io.”

Nella prospettiva dell’Ecologia Integrale ogni cosa è (in) relazione. Nel sistema complesso del nostro pianeta, ogni piccolo elemento, una foglia, un fiume, un animale umano, è in relazione con gli altri elementi e contemporaneamente in relazione con il tutto.

Non c’è differenza, non c’è distanza. La bellezza di un ambiente naturale illumina la vita della comunità che la abita, un sistema sociale politicamente attivo e giusto può essere generativo nell’ambiente in cui si inserisce. Non c’è differenza, non c’è distanza, nella bellezza ma anche nell’orrore. Il grido della terra è il grido dei poveri e il grido dei poveri è il grido della terra.
Ignorare il grido che si alza da alcuni angoli della terra sembra impossibile, eppure sembra che più alte sono le grida più chiuse siano le orecchie.
Le parole e le lacrime che avete letto nella prima parte dell’articolo non sono state scritte negli ultimi mesi.

Vittorio Arrigoni ci parlava da Gaza, sì, ma il suo racconto risale al 2008. Ma potrebbe essere settimane, mesi, anni prima.
O potrebbe essere adesso, anche se l’entità della distruzione alla quale stiamo assistendo quotidianamente non ha nessun precedente paragonabile.

Ci sarebbero molte cose da dire, ma il poco spazio a disposizione non è un terreno sufficiente per mettere ordine a pensieri impastati di dolore, confusione, senso di impotenza, rabbia.
Qual è allora, lo spazio della speranza, in queste ore? Non è facile rispondere. Ma a volte occorre lottare senza paura, e anche senza speranza, come ci ricordava Pertini. Per la liberazione dei popoli della terra, per una vita degna, per la Pace nella nostra casa comune.

Faranno il deserto e lo chiameranno pace. Il silenzio del ‘mondo civile’ è molto più assordante delle esplosioni che ricoprono la città come un sudario di terrore e morte. Restiamo umani”.

Gaza, 27 dicembre 2008. Vittorio “Vik” Arrigoni. Quindici anni fa.
Gaza, 2024. Cessate il fuoco, stop al genocidio.

Rossella M. (Comunità Pachamama)

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