Presentiamo un’opera relativa ad uno dei vangeli presenti nel cammino delle Domeniche di Quaresima, così che ci aiuti a camminare verso il Mistero della Pasqua.
Giotto è uno degli artisti più influenti tra il XIII e XIV secolo, ha realizzato opere in tutta Italia concentrandosi soprattutto nelle città di Firenze, Assisi e Padova. In quest’ultima, egli ha affrescato in soli due anni (1303-05) l’intera cappella privata della famiglia Scrovegni.
L’affresco coinvolge tre cicli pittorici che scorrono sulle due pareti laterali: quello superiore è dedicato alla vita di Maria, quello centrale alla vita di Gesù e in quello inferiore sono rappresentati i vizi e le virtù, rispettivamente contrapposti sulle due pareti.
La Resurrezione di Lazzaro fa parte del registro centrale di affreschi, collocato sulla parte sinistra della Cappella. In particolare, il riquadro rappresenta Lazzaro a destra in piedi, avvolto nelle bende, posto tra Pietro a sinistra a volto scoperto e Giovanni che si copre la faccia perché evidentemente quel corpo miracoloso emana ancora un “cattivo odore”.
Invece, proprio di fronte a Lazzaro, l’artista rappresenta Gesù, il quale si staglia sullo sfondo azzurro con la mano benedicente, volta a guarire il malato.
Questa disposizione bipartita è tipica di Giotto, come se egli volesse enfatizzare le due nature che convivono tra loro: quella divina a sinistra e quella umana a destra.
Dal punto di vista tecnico, la scelta dei colori delle vesti e la disposizione delle figure non sono casuali: il pittore sceglie una precisa contrapposizione cromatica affinché la percezione visiva dello spettatore sia bilanciata e non risulti forzata.
Inoltre, Giotto presta molta attenzione ai dettagli e ai particolari di ogni singolo episodio e ciò è stato possibile anche grazie alla sperimentazione di una nuova tecnica di affresco, ovvero quella a pontante: l’artista decideva una porzione specifica di muro ogni giorno su cui stendere l’intonaco, in questo modo egli aveva a disposizione più tempo per definire i dettagli e concentrarsi sulla disposizione delle figure.
Il pittore fiorentino, quindi, ha compiuto un vero e proprio miracolo pittorico grazie all’introduzione di nuovi espedienti realistici: i gesti delle mani dei personaggi, l’espressività dei volti increduli delle donne prostate ai piedi di Cristo, la volumetria dei corpi che si cela grazie alle sagome delle vesti, la natura che partecipa e abbraccia la scena miracolosa. È da queste novità che l’affresco trae la sua forza e il suo impatto sullo spettatore che l’ammira.
Sofia Colnaghi
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