Questa estate ho vissuto la GMG di Lisbona.
E’ la mia sesta partecipazione e se penso al percorso fino a qui, posso dire di avere ben chiaro il fatto di averle “divise” equamente a metà: 3 partecipate da giovane (A Toronto 25 enne, a Colonia come secondo viaggio di nozze da novello sposo, a Sydney da “diversamente giovane” e già papà) dove posso candidamente affermare che sono state esperienze che hanno segnato davvero tanto il mio cammino. Le ultime 3, ovvero Madrid, Cracovia ed appunto Lisbona, da accompagnatore del Gruppo Giovani che mi è stato affidato da seguire,insieme ad altri 3 preziosi compagni di cammino,
unitamente ai don.
Ad uno sguardo poco attento potrebbe sembrare che ogni GMG sia uguale all’altra: lo stesso schema che si ripete in una settimana con l’eventuale proposta di allungamento vivendo il “gemellaggio” nelle Diocesi vicine a quella ospitante.
Allo sguardo invece più attento, non può sfuggire il reale ingrediente che accomuna, sì, ogni GMG ma che in realtà fa in modo che ciascuna sia profondamente diversa: sto parlando degli incontri con gli altri!
Quanti incontri mi sono stati donati nel corso di questo cammino, quante occasioni di ricevere tanto, di confronto, di conforto, di testimonianza vera, di occasione di donare.
Incontri e legami che ancora resistono adesso e mi piace pensare a questo riverbero, partito da quel tempo e giunto fino a qui, nella mia vita.
Se penso al tema del riverbero, lo sento ancora molto forte nei ragazzi che ho incontrato anche in questi fine settimana quando i nostri oratori stanno ripartendo nelle varie attività, celebrando le loro specifiche e tradizionali feste.
Si parla, in maniera profonda, di come questa esperienza stia segnando i loro prossimi passi, nella ripresa degli studi, negli impegni che ciascuno continua a portare avanti ed in cui è chiamato ad essere, nei sogni che sono nati…
Tutto ciò è indubbiamente segno che, piano piano, chi ha partecipato stia riuscendo a far calare nel quotidiano quella settimana di esperienza straordinaria in cui tutto davvero appare esagerato, fuori dall’ordinario appunto. Ed è bello perché lo straordinario, la “botta di vita” per usare un termine giovane, diventa quotidiano e permea la vita non solo di questi giovani, ma di tutti.
Da educatore, mi chiedevo proprio in questi giorni che cosa possa accomunare un po’ il cammino dei nostri gruppi oratoriani, dei giovani, dei 18-19enni e degli adolescenti, alla luce delle parole di Papa Francesco “brillate, ascoltate e non temete”.
Durante le verifiche di fine anno e gli incontri preparatori di inizio anno, ci accorgiamo che a volte questi cammini sono un po’ slegati tra loro e che ciascun gruppo vada un po’ per conto suo; pensavo e mi dicevo: “Ma non è che, oggi, ora, questa parola è proprio FUTURO”?
Penso a quando ero giovane io e ci hanno sempre disegnato questo nostro futuro come una cosa bella, certamente difficoltosa, una dimensione che presupponeva delle scelte personali rimanendo consapevoli che, Qualcuno, magari, sarebbe stato pronto a scombussolare i nostri piani del tutto umani.
Mi volto ora e da ogni lato vedo che questa parola, questa dimensione pare non esistere più.
Leggo il giornale o guardo quei pochi telegiornali che a sprazzi riesco ogni tanto a seguire e per l’80% delle notizie e degli argomenti mettersi le mani tra i capelli è forse la cosa minore.
Non c’è un aspetto -uno-, se ci penso, che possa mantenerci sereni, lieti, liberi.
La pace nel mondo, l’ambiente, il clima, il lavoro, la politica, la famiglia sotto attacco da tempo, la salute, l’economia, l’eguaglianza tra i popoli in un mondo sempre più sbilanciato e disorientato…pare non esserci spazio per questo futuro.
Però mi sono anche chiesto e risposto se non è proprio il mio ruolo, oggi e non domani, ovviamente nel mio piccolo e per quanto posso fare, a farmi impegnare affinché sia davvero io uno strumento per dare riverbero di un futuro bello a questi giovani che ci sono affidati…
Se non siamo noi a cercare di dar loro una speranza, chi può farlo? Chi vuole davvero farlo? I giornali, i politici, gli influencer, chi?
Tutto ciò, come potrebbe avvenire se non “giocando” sul campo dei rapporti personali e soprattutto con lo stile dell’amicizia sull’esempio di Gesù?
Brillare, mettersi in ascolto, ma soprattutto non temere, è la grande sfida che abbiamo davanti, ciascuno nel proprio cammino da qui fino all’ultimo dei giorni che ci viene concesso.
Che bello questo riverbero senza fine, queste voci, questi compagni di viaggio che ciascuno di noi ha ricevuto sul proprio cammino -o magari che deve “solo” ri-scoprire-.
Chiudo condividendo le parole di testimonianza di Alberto, un nostro giovane che ha curato una breve riflessione di restituzione alla comunità pastorale, attraverso il classico e conosciuto quindicinale della nostra Comunità Pastorale; dice così:
“La GMG è stata un grande Monte Tabor: arrivati in fretta e con gioia, non dobbiamo avere ora paura di scendere per affrontare l’oscurità e le difficoltà. sia nel quotidiano, sia nel contesto di questa società in equilibrio precario. Vogliamo farlo con il dialogo, l’amicizia, vocazione incomprimibile dell’uomo, e ognuno nella propria irripetibile diversità. Solo la GMG può far sperimentare tutto questo assieme!”
Affidiamo ogni nostro passo a Maria che ha brillato, ha ascoltato e soprattutto non ha temuto, andando anche di corsa da Elisabetta: affinché custodisca il futuro di ciascuno e lo renda bello, denso, pieno, di vero senso! Così sia.
Fabio
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