La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Alessandro Sauli; s. Giovanni XXIII

s. Alessandro Sauli; s. Giovanni XXIII

 Lc 21, 5-9
Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, il Signore Gesù disse:

 

 

«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?».

 

Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti, infatti, verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

A Gesù non interessano le “belle pietre e i doni votivi”, che anche i suoi discepoli ammirano. Sono il simbolo di una religiosità esteriore, superficiale, non autentica.
Il tempio di Gerusalemme era considerato una delle meraviglie del mondo antico. Re Erode aveva iniziato la sua ricostruzione 50 anni prima e appariva maestoso. Ma il rischio era che il tempio stesso diventasse oggetto di venerazione. L’uomo è capace di grandi opere, di plasmare la natura, ma nessuna delle opere dell’uomo piò essere eterna.

Pur senza sminuire la capacità creativa e innovativa dell’uomo, occorre stare in guardia dall’arroganza e dal considerare assoluto il potere dell’uomo sulla natura e sulla sua vita stessa.
Gesù mette in guardia, inoltre, da chi si arroga il nome di Dio (“Io sono”). Purtroppo, la storia è piena di leader o istituzioni che proclamano di agire nel nome di Gesù, ma in realtà agiscono contro di Lui. Li si riconosce dalla loro arroganza.

L’unica sequela possibile è il Vangelo.
Nel momento in cui Luca scrive il tempio è già stato distrutto. Cosa vuole dirci l’evangelista?

Anche di fronte ad eventi di portata devastante per le nostre vite, non dobbiamo considerare che tutto è finito. Anche la cosa peggiore che può capitarci, pur lasciandoci distrutti, nasconde una possibilità di rinascita, di salvezza.
Questa Speranza è il fondamento di una fede autentica, di una fede che non consente alla parola “fine” di avere il sopravvento, ma che ci dirotta verso una vita che ha il sapore di eternità.

_ Qual è il mio tempio? Quali sono i miei punti di riferimento umani che considero eterni e immutabili?
– E invece, quali sono le mie pietre miliari? Quelle che nelle fasi devastanti della mia vita mi hanno permesso di rinascere dall’alto?
_ Rifletto sulla speranza, sulla mia capacità di non lasciarsi abbattere dalle tribolazioni e difficoltà. Penso ad un evento particolarmente avverso che mi è capitato e lo riconsidero alla luce delle parole di Gesù: non è la Fine.
 
Grazie, Gesù, per averci dato la Speranza, la consapevolezza che solo Tu sei Il Fine. Aiutaci a non lasciarci ingannare dai venditori falsi profeti di questo mondo, aiutaci a perseverare nelle difficoltà, fino a quando saremo con Te nel Tuo Amore.

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