Gv 12, 27-32
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato».
Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me».
#turbamento #fede #guardareOltre
Il cap. 12 di Giovanni ci racconta il difficile momento che precede la Passione del Signore: questi cinque versetti della liturgia odierna sono carichi della fatica che Gesù sta vivendo, ma esplodono di speranza per come si concludono.
Mi colpisce l’umanità del Figlio di Dio che non censura il proprio turbamento, non si nasconde come fosse un super uomo che non teme nulla, confessa il timore che gli attanaglia l’anima MA, c’è un “MA” che cambia tutto: Gesù ha deciso di portare a termine la missione che il Padre gli ha affidato mandandolo nel mondo e, per farlo, è disposto a sopportare “quest’ora”.
Se leggiamo attentamente sembrano emergere due modi differenti di rivolgersi al Padre con la medesima accorata preghiera: la prima, dettata dal turbamento, chiede di essere risparmiati dalla prova; la seconda, sostenuta dalla Fede, chiede che sia glorificato il nome del Padre…. Cosa significa?
Gesù supera il turbamento, risolve l’alternativa che tiene sospeso il suo animo, e sceglie di far prevalere la volontà del Padre, riconoscendo che quel che il Padre vuole per Lui è incomparabilmente più grande e più autentico di quel che Lui desidera.
In questi giorni mi è chiesto di sostenere una situazione di dolore che sta attraversando una persona cara: se penso a come il Signore ha permesso che in questo ultimo periodo il nostro rapporto si riannodasse, quasi a prepararci a questo momento, non posso che provare gratitudine e stupore…e leggendo queste righe mi commuove poter fare esperienza di un modo differente di stare davanti alla sofferenza.
Non si può essere fatalisti, affermando che il dolore arriva e non è possibile evitarlo, ma si può vivere la dimensione della Fede che fa leggere il dolore in un altro modo, dilatando lo sguardo e il cuore, alzando gli occhi al cielo per vedere un orizzonte più ampio… Se gli occhi restano velati di lacrime lo sguardo risulta offuscato!
Gli ultimi versetti sono l’anticipazione della morte che sarebbe toccata al Signore Gesù, la morte di croce, ma quella promessa, “attirerò tutti a me”, mi colma di speranza! Lui ha attraversato consapevolmente una prova enorme, ma attraverso di essa permette ai miei occhi, ai nostri occhi di guardare in alto, di guardare oltre il dolore e il limite, perché Lui è lì, mi aspetta lì, mi risponde e non mi lascia mai.
Chiediamo con forza alla Spirito Santo, presenza certa nella nostra vita, di sollevarci il mento e farci guardare in Alto per imparare dal crocifisso la vera cifra dell’amore.
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