Gv 15, 1-8
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»
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Gesù racconta di sé e di noi partendo dalla relazione stretta tra noi e Lui, l’unica che può generare vita.
Lui è la vera vite e noi siamo suoi tralci, che cresciamo e ci affacciamo al mondo partendo dal legame stretto con Lui. La vite non esiste senza i tralci e i tralci non hanno vita se non innestati nella vite.
Abbiamo ascoltato queste parole centinaia di volte: ma quanto è rassicurante ricordarci che siamo una cosa sola con Lui?
Nell’Antico Testamento la vite indicava il popolo di Israele (Is 5,1-2). La gente era come una vite che Dio piantò con molta tenerezza sulle colline della Palestina (Sal 80,9-12). Ma la vite non corrisponde a ciò che Dio si aspettava. Invece di uva buona produce un frutto acerbo che non è buono a nulla (Is 5,3-4).
Qui c’è una prospettiva nuova: Gesù è la vite vera, noi viviamo in Lui e nel suo amore portiamo frutto.
Dio Padre ha un ruolo ben preciso: è il nostro vignaiolo. Si occupa con cura di ciascuno, accarezza i nostri frutti man mano che maturano e ne ammira la bellezza. Non può certamente evitarci le intemperie della vita, ma può equipaggiarci di Grazia e Amore sufficienti per superarle e produrre frutto buono.
Per la vite arriva sempre il momento della potatura. Momento doloroso, ma inevitabile per irrobustire la pianta e consentire a questa di affrontare il ciclo delle stagioni con tenacia.
Mi colpisce che il verbo “rimanere” sia ripetuto per sei volte in questo brano: restare, trattenersi, fermarsi nel cuore di Gesù. Fermarsi talmente tanto, talmente a fondo, da diventare una cosa sola.
Sostare nella relazione d’Amore per eccellenza e così poter vivere e portare frutto. Non un frutto qualunque: l’uva, simbolo di vita.
• Quali sono state le potature o i momenti difficili nella mia vita che mi hanno aiutato a crescere? Quali le potature o momenti difficili che abbiamo avuto nella nostra comunità e che ci hanno aiutato a crescere?
• Ciò che mantiene la pianta unita e viva, capace di dare frutti, è la linfa che la percorre. Qual è la linfa che percorre la nostra comunità e che la mantiene viva, capace di produrre frutti?
Un suggerimento per pregare:
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